Il duetto tra Alfa e Roberto Vecchioni non ha commosso solo il pubblico del Festival di Sanremo 2024, ma lo stesso cantautore genovese, al secolo Andrea De Filippi. «Per me c’è un prima e un dopo quel momento, Vecchioni mi ha dato uno spessore che mai avrei sognato», racconta Alfa all’Avvenire, peraltro dopo aver lanciato sulle piattaforme digitali la nuova versione di “Sogna, ragazzo, sogna” registrata in studio con Vecchioni, con l’arrangiamento con gli archi sentito all’Ariston. Nell’intervista confessa che «cantare con lui è stato un regalo della vita». Alfa ricorda che i genitori si sono innamorati su “Luci” a San Siro e lui aveva il poster dell’artista nella sua cameretta. «Sono grato al professore di avere accettato l’invito per la serata delle cover a Sanremo e di avermi permesso di scrivere il finale della canzone. Ci son dentro la mia infanzia e i miei ricordi».
Di sicuro, Vecchioni ha dimostrato di avere grande fiducia nella sua generazione lanciando completare ad Alfa la sua canzone. «Un grande segno. Oggi c’è tanto cinismo sulle nuove generazioni, perché viviamo sui social, cosa difficile da capire per gli adulti». A proposito della generazione Z, Alfa ritiene che siano «molto poco politici» e con valori diversi, ma il professore ne apprezza la vitalità. «Siamo pieni di ansie, bloccati, irrisolti. Ma abbiamo valori importanti: tutte le battaglie sulla parità di genere e l’ecologia sono state mosse in primis dalla mia generazione. La mia generazione cerca bellezza». La parte rap aggiunta da Alfa a “Sogna, ragazzo, sogna” l’aveva scritta tempo prima, per sé. «La prima volta che il professore è venuto alle prove col mio testo in mano, ne ha parlato come un fosse un compito di greco».
ALFA “NON VOGLIO ESSERE COOL, SERVONO CANZONI NON VESTITI”
Alfa si è sentito accolto da Roberto Vecchioni, anche nella sua famiglia, infatti racconta all’Avvenire di essere molto amico del figlio. «Si è creato un rapporto fra di noi, potrebbe venire a cantare nei palazzetti con me. Sottolineo la grandezza di un uomo che non avrebbe avuto bisogno di venire a Sanremo, invece decide di puntare su un ragazzo ed esaltarne la vitalità. Lui mi ha cambiato la vita». A proposito delle fragilità dei giovani, il giovane cantautore commenta la decisione di Sangiovanni di fermarsi per le troppe pressioni: «C’è tanta sofferenza, iniziare ad avere successo nella musica da giovanissimo non è una cosa buona. Anche io ho sofferto di depressione dopo il successo improvviso delle prime canzoni. Ma ho trovato un modo di rimanere normale, ora mi sveglio ogni mattina grato alla vita perché faccio lavoro dei miei sogni. Sono grato a prescindere se le canzoni vanno bene o male. Io sono uscito da una certa logica, fare i numeri era il mio modo di esistere prima».
Col Covid si è fermato tutto, allora Alfa è ripartito suonando ovunque, anche in piazza, tornando alla normalità. A tal proposito, commenta la sua decisione di presentarsi all’Ariston in maglietta e jeans neri a differenza di altri Big che hanno sfoggiato vestiti di grandi stilisti. «Oggi la musica ha il problema dell’estetica, la musica è solo estetica, l’occhio è più soddisfatto dell’orecchio. Io non voglio essere “cool”, io voglio essere l'”anticool”. Mi sono stancato di questi progetti che pensano solo ai vestiti, servono le canzoni per costruire una carriera».
“NELL’ALBUM UN PENSIERO DI CREAZIONE MOLTO BIBLICO”
A proposito del suo nuovo album, Alfa ha spiegato di essersi ispirato al Simposio di Platone per il titolo “Non so chi ha creato il mondo ma so che era innamorato” e che il disco è incentrato sull’amore in modo universale. «Poi mi ispiro a Paolo Crepet che mi è sempre molto piaciuto, ad Eric Fromm e al suo L’arte di amare sino a Saffo». All’Avvenire riconosce che c’è qualcosa di biblico nel suo album: dalla copertina che mostra una visione del Bing Bang colorata al concept che parla di amore in diverse sfumature. «C’è un pensiero di creazione molto biblico». Inoltre, Alfa parla anche di amore sbagliato: ad esempio, nella canzone “Frida” affronta il delicato tema dei femminicidi. «È il brano più impegnato del disco. Io ho sempre usato la musica in modo ludico, cantando di crescita e passione».
Il giovane artista cita anche il caso di Giulia Cecchettin: «Sono rimasto molto colpito: dall’età e dalla loro incredibile normalità. Ho cercato di dire che mi vergogno a essere uomo. Vuole essere anche una provocazione perché non si può più dire “non tutti gli uomini”. È proprio il tipo di cultura e di visione: ci siamo tutti dentro. Credo che iniziare a dirlo sia un primo passo». A proposito della sua famiglia, a cui deve molto dal punto di vista pedagogico e che gli hanno insegnato ad amarsi, Alfa rivela che la madre, psichiatra, lo avrebbe voluto medico. «Il mio mondo è difficile da capire per chi ha scelto un altro tipo di vita. Ma è già cinque anni che faccio musica, che di questi tempi è un record. E, comunque, sarei stato un pessimo medico…».