Il ministro della Giustizia italiano, Alfonso Bonafede, già al centro delle cronache nazionali nel recente periodo, torna a fare parlare di sé per questioni di… volo. Secondo quanto riferito dal quotidiano “Il Tempo”, lo scorso 27 febbraio 2020 e, dunque, pochi giorni prima del lockdown decretato dal premier Giuseppe Conte, è salito a bordo di un aereo di Stato, un Falcon per l’esattezza, per colmare la distanza che separa la città di Napoli da quella di Roma. Tradotto: meno di duecento chilometri, percorribili in circa due ore di auto. Tutto questo per ragioni di “sicurezza”; infatti, come ha commentato il suo ufficio stampa, “è stato necessario ricorrere a quel volo perché era in corso alla Camera la votazione finale della conversione in legge del decreto sulle intercettazioni promosso proprio dal ministro”, che prima, in quella giornata, ha preso parte a un vertice Italia-Francia, “lasciato anticipatamente alle 18,30 circa, affinché gli consentisse di essere presente in aula prima del definitivo voto finale sul suo provvedimento previsto da programma dei lavori parlamentari per le 20”.
ALFONSO BONAFEDE IN AEREO DI STATO: UNA SPESA EVITABILE?
La sensazione – scrive “Il Tempo” – è però che tale esborso potesse essere evitato. Sì, perché quel giorno, nonostante la buona volontà dimostrata, il ministro Alfonso Bonafede non riuscì a fermarsi a Napoli il tempo sufficiente per assistere allo scambio dei documenti protocollari fra l’Italia e la Francia e per illustrare l’intesa tra le due nazioni, di cui hanno parlato nella successiva conferenza stampa il premier Giuseppe Conte e il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron. Una fuga che non è servita a evitare al ministro di arrivare fuori tempo massimo alla seduta sul decreto legge intercettazioni alla Camera: non avendo preso parte alle votazioni e avendo “bucato” anche il momento nel quale il Governo ha fornito il suo giudizio in merito all’argomento oggetto di discussione, Bonafede non ha potuto prendere la parola come aveva chiesto, rendendo vano il suo tempestivo (ma non troppo, evidentemente) rientro da Napoli. Quei 10mila euro, dunque, si potevano risparmiare?