Alfonso Sabella, ex sostituto procuratore del pool antimafia di Palermo, è il protagonista indiretto della serie Tv Il Cacciatore 2. Nella fiction, Sabella si chiama Saverio Barone ed è interpretato da Francesco Montanari. Il suo alter ego – Barone, appunto – è un personaggio costruito a partire da zero. Dire che gli sceneggiatori si sono ispirati a lui vuol dire semplificare: messo da parte il ruolo nella vicenda Brusca, infatti, i due hanno ben poco in comune. Montanari ha avuto la libertà di dare vita a un personaggio completamente nuovo, e – allo scopo di farsi influenzare il meno possibile – ha deciso di non incontrare Sabella se non a tre mesi dall’inizio delle riprese. “Ho conosciuto Sabella solo quando ero già entrato nei panni di Saverio Barone e non avevo più paura di uscirne”, ha dichiarato Montanari con un certo orgoglio. Nella stessa intervista a Tvblog, l’attore si è soffermato su un consiglio in particolare di cui ha fatto tesoro: “Mi ha detto, quando devo interrogare un mafioso, di rispettarlo, perché lui ti deve dare informazioni importanti ma, dentro di te, di non dargli mai la dignità dell’umanità. Questo mi è stato molto utile”. (agg. di Rossella Pastore)
Alfonso Sabella parla de Il Cacciatore 2
Alfonso Sabella è il magistrato che arrestò Giovanni Brusca, il killer della strage di Capaci che ordinò anche la morte del piccolo Giuseppe di Stefano. La storia dell’arresto di Brusca è al centro della nuova stagione de “Il Cacciatore 2“, la fiction campione d’ascolti con Francesco Montanari nei panni del magistrato Sabella che nella serie ha un altro nome: Saverio Barone. Parlando della nuova stagione lo stesso magistrato ha raccontato: “non so dimenticare la notte di quel delitto” e sui nuovi episodi anticipa “possono essere utili a far capire cos’è realmente il fenomeno mafioso. Due cose, infatti, avevo chiesto agli autori. Che ci fosse una netta separazione fra buoni e cattivi. E che i mafiosi non fossero circondati da alcuna patina di fascino maledetto, stile Padrino. Che è un grande film. Ma che non dice come quelle persone realmente fossero”. Un ruolo importantissimo quello di Sabella che, intervistato da Interris.it, ha rivelato i suoi sentimenti verso il killer: “per noi Brusca incarnava il male assoluto perché era l’uomo rampante di Cosa nostra, con il più alto livello militare. Il suo nome era legato alla strage di Capaci e al sequestro del figlio di Di Matteo – che, in realtà, fu opera degli uomini di Giuseppe Graviano”.
Alfonso Sabella: “Giovanni Brusca sopravvalutato nelle strategie criminali”
Non solo, Alfonso Sabella ha anche ricordato le difficoltà incontrate nella cattura di Giovanni Brusca: “ad acuire la sua aura contribuì senz’altro la sfortuna che avemmo in quegli anni nella sua cattura: si trattò di due irruzioni andate a vuoto, una nella sua casa nel gennaio ’96, l’altra il 25 febbraio successivo. Eravamo molto tesi in quei mesi, perché percepivamo la cattura di Brusca come una corsa contro il tempo”. Infine parlando proprio del killer, il magistrato ha detto: “è un personaggio che è stato sopravvalutato nelle strategie criminali, ma che ha avuto un ruolo nel portarle a termine. Lui è nato mangiando pane e mafia, perché figlio di Bernardo Brusca, grande amico di Totò Riina”. Secondo Sabella il rapporto con Toto Riina e con il padre Bernardo Brusca ha contribuito nella crescita di un giovanissimo Giovanni: “da una parte Riina lo rispettava in nome della stima per suo padre e perché era sveglio, dall’altro Brusca fu un ribelle, pertanto non sempre accettato in toto. Quando andai a interrogare Brusca dopo la sua cattura, pensi che non si ricordava nemmeno di tutti quelli che aveva ucciso. Ricordo che arrivai con l’elenco dei morti da lui ammazzati fino alla cattura e con lui spuntavamo la lista.”.