Anche Alfonso Sabella, ex magistrato del pool antimafia di Palermo e oggi giudice a Napoli, è intervenuto a “Non è l’Arena” per parlare del caso Fabrizio Corona, con l’ex agente fotografico presente in studio. Inizialmente ha precisato di non volersi sbilanciare sulla sentenza della Cassazione, che ha annullato il provvedimento del Tribunale di Sorveglianza di Milano che aveva disposto il ritorno in carcere di Corona. «Invito ad aspettare le motivazioni della Corte di Cassazione, perché probabilmente ha ritenuto che determinate procedute non siano state gestite correttamente», il parere di Sabella, evidentemente contrario ad esprimere giudizi affrettati sulla decisione.



Il punto reale per Alfonso Sabella riguardo il caso Corona comunque è un altro e lo ha spiegato chiaramente: «Lui è uno dei primi, forse l’unico o uno dei pochissimi fortunati tra virgolette ad aver beneficiato della sentenza della Corte Costituzionale del 2019, che ha sostanzialmente parificato l’infermità psichica sopravvenuta a quella fisica».



ALFONSO SABELLA “SI È CREATO VUOTO NORMATIVO”

«Prima di quella sentenza i “Corona” finivano prima nei manicomi giudiziari poi negli ospedali psichiatrici giudiziari e ora nelle Rems», ha affermato Alfonso Sabella nello studio di Massimo Giletti. Questo il motivo per il quale Fabrizio Corona può ritenersi tutto sommato fortunato per come sia andata. D’altra parte, si pone comunque un problema. «Si è creato secondo me un vuoto normativo. Equiparare l’infermità psichica a quella fisica significa trovarsi a soggetti che per loro natura non sono in condizioni di rispettare le prescrizioni che gli vengono date. Non sono malati fisici ma psichici».



E proprio la vicenda sopracitata potrebbe evidenziarlo. Da qui la richiesta di Alfonso Sabella durante il suo intervento a “Non è l’Arena”: «Il legislatore deve necessariamente intervenire per dare una regolamentazione che permetta ai magistrati di Sorveglianza di muoversi adeguatamente in casi come questo».