Liliana Segre, chi era il marito Alfredo Belli Paci?
Dopo le polemiche in seguito alla richiesta di Liliana Segre di togliere la fiamma dal simbolo di Fratelli d’Italia, La Russa ha rispolverato una vecchia storia: la candidatura di Alfredo Belli Paci, marito di Liliana Segre, con Almirante: “Non voglio essere irriguardoso nel ricordare che il marito della stessa senatrice Segre, che ho personalmente conosciuto e apprezzato, si candidò con Almirante sotto il simbolo della fiamma con la scritta Msi senza ovviamente rinunciare alla sua lontananza dal fascismo”.
Alfredo Belli Paci, originario delle Marche ma residente a Livorno, frequentò l’accademia militare di Livorno ed entrò poi nell’esercito. Fedele al Re, rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana quando fu catturato dai tedeschi. A 23 anni venne perciò internato. Dopo il rilascio, si laureò in giurisprudenza e intraprese la carriera da avvocato. Nel 1948 Alfredo conobbe Liliana Segre, quella che poi sarebbe diventata sua moglie, a Pesaro, quando lei aveva 18 anni. I due si sposarono nel 1951 e sono rimasti insieme fino alla morte di lui, nel 2007. Insieme hanno avuto tre figli.
L’incontro tra Alfredo Belli Paci e Liliana Segre
Nel 2020, Liliana Segre ha raccontato la storia della candidatura di Alfredo Belli Paci con la destra di Almirante: “Mio marito, che era stato uno che aveva scelto due anni di internamento pur di non stare nella Repubblica sociale, vedendo molto disordine, per un certo periodo aderì a una destra in cui c’era anche Almirante. Io ho molto sofferto e ci fu una grande crisi. A un certo punto misi mio marito e me sullo stesso piano e dovevamo sceglierci di nuovo. O separarci. Per fortuna lui rinunciò per amore nei miei confronti a una eventuale carriera politica. E io aprì le braccia a un amore ritrovato e fummo insieme per altri 25 anni”.
Liliana Segre ha anche raccontato il romantico incontro con suo marito, avvenuto nel 1948: “Quando conobbi Alfredo sulla riva del mare provai un’emozione nuova. Aveva dieci anni più di me, era già avvocato, quasi mi veniva di dargli del lei. Ma allo stesso tempo pensavo che mi piaceva tanto. Ci fu uno sguardo complice, pochissime parole. Un paio di giorni dopo notò il mio numero sul braccio. Io so cos’è, mi disse e lui mi raccontò che, avendo scelto di non aderire alla Repubblica Sociale, aveva trascorso due anni in sette campi di prigionia nazisti. Alfredo Belli Paci era uno dei seicentomila militari internati in Germania”.