Alfredo Cospito resterà al 41-bis in quanto ancora “estremamente pericoloso”. Il tribunale di Sorveglianza di Roma ha rigettato l’istanza avanzata dal difensore dell’anarchico: confermata dunque la permanenza al regime di carcere duro presso il penitenziario di Sassari. La decisione è stata resa nota dall’avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore dell’anarchico insurrezionalista condannato a 23 anni per la gambizzazione del dirigente di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, e per la bomba alla scuola carabinieri di Fossano (Cuneo) del giugno 2006.
La Direzione nazionale antimafia e antiterorrismo, nell’udienza della scorsa settimana, aveva dato parere favorevole alla cessazione del carcere duro per Cospito. Nei mesi scorsi l’insurrezionalista aveva intrapreso uno sciopero della fame per protesta che aveva tenuto col fiato sospeso le autorità e i media. Ne era nato un animato dibattito proprio sul regime carcerario. Il tribunale di Sorveglianza ha però negato la revoca al 41-bis, confermando la linea del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che si era opposto due volte alla revisione anticipata del carcere duro. La scadenza è prevista nel 2026 per l’ex insurrezionalista.
Il parere dei giudici sul caso Cospito
Nel respingimento della richiesta di revoca del 41 bis per Alfredo Cospito, il tribunale di Sorveglianza di Roma ha parlato di una “estrema pericolosità” dell’ex insurrezionalista, che sarebbe confermata anche dallo stesso parere della Dna (Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo), che però si sarebbe espressa a favore della revisione del carcere duro. I magistrati spiegano inoltre che Cospito ha “infuocato gli animi delle formazioni anarchiche” con lo sciopero della fame. Nella protesta aveva avanzato nuovamente l’attenzione sul caso, innescando manifestazioni nelle piazze e nelle università.
Per il tribunale, “l’aumento degli attentati” da parte di formazioni anarchiche “è coincidente non con l’applicazione del 41 bis ma con l’inizio dello sciopero della fame da parte di Cospito, tant’è che si esauriscono con l’ultimo attentato appena due giorni dopo la conclusione dell’iniziativa personale”. I giudici ritengono che “la clamorosa iniziativa del pescarese abbia infuocato gli animi delle formazioni anarchiche e che soprattutto lo abbia reso figura di ancora maggior carisma all’interno del sodalizio”. Non è considerato coerente il parere della Dna: “Semmai è dato rinvenire negli stessi pareri della Dna plurimi elementi di segno contrario attestanti l’estrema pericolsità del Cospito che invece è descritto come figura di vertice del movimento come desunto dalla stessa Dna attraverso il richiamo testuale della nota del direttore centrale della Polizia di prevenzione”.