In Algeria e Argentina non c’è più la malaria: nelle ultime ore l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato i due Paesi liberi dalla parassitosi endemica che purtroppo in ancora molte aree del pianeta rappresenta una piaga. Lo stato nordafricano e quello sudamericano sono oramai considerati malaria-free dal momento che negli ultimi tre anni nessuno ha contratto la malattia e quindi la certificazione attribuita dall’OMS sta a indicare che in quei luoghi ne è stata interrotta la trasmissione autoctona nei precedenti 36 mesi. Una buona notizia che tuttavia però non fa il paio con quello che sembra essere il trend generale: alle soglie della terza decade del nuovo secolo, infatti, si registra un aumento dei casi di malaria anche se va detto pure che il 90% di questi riguardano più che altro il continente africano. Anche per questo motivo il dato relativo all’Algeria può essere considerato di buon auspicio o quantomeno in controtendenza rispetto a una situazione che preoccupa i vertici della sanità mondiale.



ALGERIA E ARGENTINA SONO “MALARIA-FREE”

Infatti, a parte il caso dell’Argentina, la dichiarazione dell’OMS a proposito della scomparsa della malaria dall’Algeria è un fatto raro dal momento che si tratta solamente del secondo stato dell’Africa a poter vantare questo dato dopo Mauritius (1973). “Algeria e Argentina hanno eliminato la malattia grazie a un impegno incrollabile e alla perseveranza dei loro leader e operatori sanitari” ha commentato Tedros Adhanom Ghebreyesus, il 54enne direttore generale dell’OMS. Ancora troppo poco comunque dato che, come accennato, sono oltre 200 milioni le persone che ogni anno contraggono questa malattia e, nonostante oggi la scienza disponga di cure che garantiscono quasi sempre la guarigione e senza complicazioni di sorta, purtroppo in altre aree del “continente nero” come anche in Asia mancano strutture e misure di assistenza adeguate, così che nel 2017 (ultimo anno di cui si hanno stime certe) sono morte a causa di questa parassitosi provocata da una zanzara quasi 430mila persone, ovvero un numero di decessi maggiore rispetto al 2015. Inoltre, a preoccupare è anche il fatto che il 60% dei casi mortali riguarda i bambini al di sotto dei 5 anni di età.

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