Il 23 settembre il comandante del Comando africano degli Stati Uniti (Africom), Stephen J. Townsend, ha avuto un incontro in Algeria con alti funzionari dello Stato algerino, tra cui il capo di Stato, Abdelmadjid Tebboune, il ministro degli Esteri, Sabri Boukadoum, oltre ai più importanti rappresentanti delle forze armate di Algeri. Lo scopo dell’incontro ha avuto come oggetto le relazioni tra Algeria e Stati Uniti nel contesto della cooperazione militare con particolare riferimento alla Libia e al Mali. Grazie agli emendamenti costituzionali approvati dal Parlamento algerino il 10 settembre l’Esercito nazionale popolare algerino potrà non solo operare a livello militare al di fuori del territorio nazionale ma potrà prendere parte a missioni internazionali e potrà soprattutto concludere accordi militari bilaterali.



Ebbene, la presenza di Africom non è casuale. Il generale Townsend ha sottolineato come sia essenziale cooperare con l’esercito algerino nella lotta al terrorismo. Infatti gli sviluppi nella regione nordafricana, cagionati dalla penetrazione capillare dei gruppi jihadisti nel Sahara, stanno comprensibilmente destando le preoccupazioni degli Usa. Sotto il profilo del contenimento del terrorismo non dobbiamo dimenticare il fattore geografico: l’Algeria condivide infatti una frontiera di mille chilometri con la Libia. Ed è proprio la Libia a costituire l’oggetto della preoccupazione da parte di Africom. Infatti la presenza russa in Libia viene letta come un pericolo per l’egemonia americana. Gli Usa temono infatti che la Russia possa costituire una zona di influenza analoga a quella siriana. Eventualità questa inaccettabile per Washington.



In definitiva, l’eventuale infrastruttura militare servirebbe per contenere le ambizioni russe. Infatti gli Stati Uniti rinunciando ad intervenire direttamente nel teatro libico hanno de facto delegato al proprio nemico storico – la Russia – la spartizione libica. Propio per questo – in stretta sinergia con la Nato e la Turchia – gli Usa stanno affannosamente cercando di recuperare terreno. In caso contrario la Russia potrebbe trasformare la Cirenaica in una zona di influenza.

Inoltre anche la centralità delle infrastrutture militari americane poste in Sicilia potrebbero avere un ruolo tutt’altro che marginale nella decisione americana di riprendere – seppure indirettamente almeno allo stato attuale – influenza in Libia.



Per comprendere appieno l’importanza del contributo dell’Algeria nella lotta al terrorismo credo sia opportuno soffermarsi sul ruolo del potere militare.

Secondo le fonti della Cia le forze armate algerine rimangono quelle meglio addestrate in tutta l’Africa e sono un esercito che risponde direttamente al presidente il quale ricopre anche la carica di ministro della Sicurezza nazionale. E d’altra parte il mantenimento delle forze armate pesa rispetto al Pil nazionale circa il 5%. La distribuzione delle risorse economiche, per quanto sia alta, è il risultato della necessità di prestare particolare attenzione sia alle minacce che provengono dal sud – dal Mali e dal Niger – sia da est e cioè dalla Libia. Non vi è dubbio alcuno che modernizzare l’esercito costituisca una grande sfida strategica per un paese leader regionale come l’Algeria. Oltre al desiderio di rimanere a capo del continente in quest’area, l’Algeria deve affrontare importanti sfide di sicurezza come la salvaguardia dei suoi confini e la lotta al terrorismo.

Queste nuove sfide geopolitiche, associate alla professionalizzazione del suo esercito, richiedono che si modernizzi. Secondo il Global Power Power Report “L’esercito algerino, grande e potente, lavora continuamente per soddisfare le esigenze di modernizzazione e gestione”.

Secondo l’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri), l’Anp, l’esercito algerino, è il settimo importatore di armi al mondo. Compra in modo massiccio le sue attrezzature dal suo partner principale: la Russia. Oltre all’acquisizione di navi da guerra e petroliere, l’Anp ha ordinato 12 bombardieri tattici SU-34 “Fullback” a Mosca per 27 milioni di dollari ciascuno.

Tuttavia, l’Algeria vuole conseguire questa modernizzazione per poter raggiungere una autentica autonomia strategica nei confronti dei suoi fornitori.

La posta in gioco è alta per l’Algeria perché, oltre alla conquista della sua autonomia strategica, è anche in gioco il futuro del suo equilibrio economico: attualmente infatti è fortemente indipendente dal settore petrolifero e quindi prova a diversificare le sue fonti di reddito. D’altra parte il petrolio rappresenta quasi il 30% della sua ricchezza, il 98% delle sue esportazioni e il 70% delle sue entrate fiscali. Il calo del prezzo del greggio dal 2014 porta quindi l’Algeria a continuare i suoi sforzi di investimento nel settore militare.

A tale proposito, con un’estrazione annua pari a 130 miliardi di metri cubi, l’Algeria è fra i primi dieci Paesi al mondo per produzione di gas naturale. Una risorsa strategica che prende principalmente la via del nord: dalle coste che si snodano fra Marocco e Tunisia partono tre gasdotti – uno verso la Sicilia e due verso la Spagna – che fanno di Algeri il terzo fornitore europeo di gas naturale.

Ritornando alla dimensione squisitamente militare, è difficile negare che uno dei pilastri della sicurezza nazionale dell’Algeria sia l’intelligence militare, che gravita intorno al Drs (Dipartimento dell’intelligence e della sicurezza) e al Dce (Direzione di controspionaggio algerino) che con le sue brigate e divisioni è impegnato nel contrasto della lotta anti-jihadista. I due servizi di sicurezza sono naturalmente collocati ai vertici delle forze armate a stretto contatto con il presidente. Di particolare importanza è il comando militare integrato – ereditato dalla Francia – dislocato tra Mali, Algeria, Mauritania e Niger con base a Tamanrasset.

Per quanto riguarda la difesa aerea territoriale questa dispone sia di tre reggimenti muniti di sistema di difesa russi sia di quattro gruppi che si occupano della gestione dei missili S-400 di fabbricazione russa dotati di un’elevata gittata e precisione. Nel contesto dell’ordine pubblico l’Algeria dispone della Gendarmeria nazionale composta da circa 152mila uomini. Sostanzialmente è una struttura paramilitare fatta da uomini che grazie al loro addestramento possono essere trasformati in una struttura militare vera e propria. Accanto alla Gendarmeria vi sono 200mila unità che operano all’interno della Sicurezza nazionale una sorta di polizia urbana che controlla stranieri, i visitatori e soprattutto le popolazioni che vivono alle porte di Algeri.