I cambiamenti climatici che stanno attanagliando il nostro pianeta sono ormai sotto gli occhi di tutti. Per evitare l’impatto che questa situazione sta avendo su tutto ciò che popola la terra, quindi uomo, animali e piante, occorre intervenire tempestivamente prima che sia troppo tardi. Oltre quindi alle varie soluzioni green di cui sentiamo tanto parlare, si sta facendo strada anche un nuovo studio, che userebbe le alghe come strumento per contrastare, in un qualche modo, gelo e siccità.



È stata Purina, la nota azienda del gruppo Nestlè, dedicata al mondo degli animali, a sostenere uno studio accademico basato sull’agricoltura rigenerativa. In pratica ciò che si vuole verificare è l’effetto delle sostanze biostimolanti delle alghe marine sul suolo e sulle prestazioni delle coltivazioni. Se si dovessero riscontrare effetti positivi lo studio potrebbe essere portato avanti per prevenire periodi di gelo e siccità, garantendo comunque una continua rigenerazione del terreno e di tutto ciò che su di esso viene coltivato a prescindere dalle condizioni climatiche gravose.



Durata del test delle alghe e obiettivi: diminuiranno anche i fertilizzanti?

Se l’obiettivo primario è quello di riuscire a fronteggiare siccità e gelo, anche altri sono gli scopi sottesi al citato studio. Il test delle alghe, come riporta Italia Oggi, permetterebbe anche di diminuire l’uso di fertilizzanti sintetici mantenendo invariata la produttività. Rappresenterebbe quindi un importante risvolto nell’ambito dell’agricoltura messa a dura a prova negli ultimi tempi per episodi di stress abiotico.

Al momento è ancora troppo presto per fare previsioni dato che l’analisi avrà una durata di 3 anni per capirne i risultati. Lo studio però vanta la collaborazione di un consorzio fatto di esperti, alla cui guida troviamo Fara Science Ltd Wageningen University & Research, il gruppo Plant Science e la Fondazione Kelp Forest per quanto riguarda la parte relativa alla ricerca, oltre ad Agricarbon UK e NatureMetrics, che invece materialmente effettueranno le dovute analisi del suolo e delle sostanze biostimolanti. Tra pochi anni sapremo dunque se l’uomo sarà in grado di sfidare la natura anche in questo senso.