L’ALGORITMO ANTI-EVASIONE E IL RISCHIO “GRANDE FRATELLO”
Si chiama VeRa (Verifica dei Rapporti finanziari) ed è l’algoritmo che potrà rivoluzionare per sempre la lotta all’evasione fiscaleElbano de Nuccio, neo presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, a evidenziarne i possibili punti dolenti. «Il giudizio sullo strumento è positivo— premette il n.1 dei commercialisti — ma bisogna stare attenti a come verrà utilizzato: si servirà a scovare grandi evasori o contribuenti sconosciuti al fisco, si rivelerà un’efficace arma contro l’evasione». Se infatti l’algoritmo servisse per una sorta di indagine a tappeto, per «utilizzare le informazioni digitali con tutti i contribuenti, diventa una sorta di grande fratello fiscale che aumenterà i contenzioso tra contribuenti e Agenzia delle entrate».
Prima di dare un giudizio definitivo finale sull’algoritmo, spiega ancora de Nuccio, occorre capire quale sia il reale scostamento che farà scattare l’allarme evasione in VeRa: «diventa utile se va a caccia grossa altrimenti si trasforma in ulteriore complicazione del sistema». L’origine dei problemi sta però tutto nel combinato disposto di vetusto sistema di controllo delle tasse e pressione fiscale sui cittadini. Secondo il Presidente dei commercialisti, «adottare un regime fiscale a macchia di leopardo crea situazioni discriminatorie: non solo tra dipendenti e autonomi, anche chi ha lo stesso reddito può essere sottoposto a regimi fiscali diversi. Mettere mano al ginepraio di deduzioni e detrazioni è una priorità per poter restituire un principio di equità fiscale. In uno sfoltimento di tasse inique, andrebbero inseriti anche quei micro tributi odiosi e che non generano nemmeno particolare gettito: dalla tassa di bollo sulla laurea al superbollo per le autovetture fino alle accise per la guerra d’Abissinia».
DE NUCCIO: “EVASIONE? SERVE SUBITO RIFORMA FISCALE”
Con la caduta del Governo Draghi il rischio è che possa venire meno anche la complessa riforma fiscale collegata al PNRR, come denunciato dallo stesso Presidente del Consiglio nel suo durissimo discorso in Senato il 20 luglio scorso: «di qualunque colore o formazione sarà il prossimo governo, la riforma fiscale dovrà stare in cima all’agenda delle priorità. La corretta revisione organica del sistema tributario non può più essere rinviata. Non è più una questione di competitività delle imprese, ma della loro sopravvivenza. Senza un’ampia riforma fiscale, si rischia la tenuta dell’intero tessuto economico del paese», è l’appello lanciato ancora dal Presidente de Nuccio, valutando sì positivamente la riforma dell’Irpef ma chiedendo si possa fare molto di più nel futuro prossimo. «Serve una reale riduzione della pressione tributaria che consenta di utilizzare la leva fiscale come leva di vantaggio competitivo in un mercato sempre più globalizzato. E serve una riorganizzazione dei codici tributari, un’operazione a costo zero per lo Stato, che è nell’interesse non solo dei commercialisti, ma anche dell’amministrazione finanziaria», dichiara al “CorSera” il rappresentante dei commercialisti.
Viene definito già il “lodo de Nuccio” e si tratta della proposta partorita nelle scorse settimane dai commercialisti (e già illustrata al Governo tanto da diventarne un disegno di legge con favori trasversali in Parlamento): «Bisogna assicurare la necessaria liquidità alle imprese con sede in Italia, diverse dalle banche e da altri soggetti autorizzati all’esercizio del credito. Per questo scopo, Sace potrebbe concedere fino al 31 dicembre 2023 garanzie, in conformità alla normativa europea in tema di aiuti di Stato. La garanzia verrebbe rilasciata entro il 31 dicembre 2023, per finanziamenti di durata non superiore a 15 anni e di importo massimo pari a 15 milioni di euro, con pre-ammortamento fino a 36 mesi, con garanzia Sace a mercato con copertura al 70% dell’importo per finanziamenti di durata non superiore a 5 anni, al 65% per quelli di durata non superiore a 10 anni e al 60% per quelli non superiori a 15 anni». Il debito transitorio verso l’erario è ormai vecchio, chiosa de Nuccio nella sua intervista: «lo Stato rischia di incassarlo con enorme riardo e le imprese ne potrebbero comunque ricavare un danno in questo frangente economico così delicato. La garanzia verrebbe concessa a patto che un commercialista rilasci certificazione della sostenibilità di bilancio e accertamento dei debiti fiscali dovuti. Saremmo noi a concedere il visto di conformità ai bilanci delle imprese che si rivolgono a Sace».