Lo scorso 16 aprile, Mark Zuckerberg aveva annunciato che Facebook avrebbe stabilito un nuovo sistema per allertare gli utenti rispetto alla disinformazione in materia di Coronavirus: oggi su EURACTIV si legge che un report redatto dal gruppo Avaaz ha lanciato l’allarme riguardo la continua diffusione di notizie false o incomplete. Di fatto, solo il 16% delle fake news verificate è stata oggetto dell’allerta su Facebook; in più è stato scoperto un gap tra l’abilità del social network nello scovare i cloni e le variazioni nei contenuti che inizialmente erano stati taggati come falsi, lasciando dunque tali contenuti senza una segnalazione (in particolar modo quelli in altre lingue). Insomma, il report conclude che gli sforzi di Facebook nel segnalare la disinformazione in materia di Coronavirus sono certamente meritevoli di lode, ma il social network (per bocca del capo ricerca Luca Nicotra) dovrebbe fare di più.



Più esplicitamente, a Facebook viene contestato di non dare seguito alle politiche di avviso con numeri e statistiche; servirebbe maggiore trasparenza su come tali politiche siano implementate dall’azienda. E’ così in generale, diventa addirittura “inaccettabile” nel corso di una pandemia, quando dovrebbero esserci sforzi totali nel provare a frenare la falsa informazione. Il problema, lo ha detto uno studio pubblicato su Nature, è che ci sono prove di come questa disinformazione possa recare gravi danni alla salute pubblica. Per esempio, questo studio appena citato riferiva che nel giro di un decennio le posizioni anti-vax saranno dominanti e potrebbero portare a nuovi focolai e la ricomparsa di una pandemia, il tutto per non aver allertato sulla disinformazione. Il motivo sarebbe anche semplice, detto così: avendo accesso a contenuti inesatti verrebbe meno la relazione medico-paziente – lo ha affermato il dottor Joao Miguel Grenho, Segretario Generali dell’Unione Europea dei Medici Specialisti.



ALGORITMO FACEBOOK MINACCIA LA SALUTE

Il problema dunque è più ampio della semplice diffusione di notizie non vere riguardo la pandemia da Coronavirus: per dirla sempre con le parole del dottor Grenho, “la diffusione della disinformazione porta a opzioni personali di trattamenti falsi, così che le persone vengono da noi medici quando ormai è troppo tardi”. Infatti, sempre più spesso notiamo su Facebook la condivisione o diffusione di articoli di tenore diverso: in particolare qui viene accusato chi diffonde articoli nei quali si minimizza o addirittura nega la serietà del Coronavirus, con risultati che ovviamente sono noti (per esempio le discoteche aperte, e poi nuovamente chiuse, in Italia). Il che non significa che la disinformazione sia necessariamente l’unica causa di una seconda ondata (eventuale) del Covid-19, ma certamente che il social network in questione dovrà fare di più per bloccare e segnalare contenuti di un certo tipo, soprattutto dopo aver affermato che l’avrebbe fatto.

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