Oggi è la Giornata mondiale del tumore al pancreas, un’occasione per accendere i riflettori sulla ricerca contro una patologia destinata a diventare seconda causa di morte al mondo entro il 2030. Come riportato dal QN, Fondazione Valsecchi e Associazione Oltre la Ricerca hanno avviato una partnership con Federfarma e Simg, la Società italiana medicina generale, per sensibilizzare la popolazione e le istituzioni sulla patologia e sulla necessità di percorsi diagnostici e di sorveglianza sulle categorie a rischio, oggi quasi totalmente assenti. Per quanto concerne i progressi, tra le ricerche più interessanti c’è quella condotta al team di ricerca di Søren Brunak, professore di Biologia dei sistemi patologici e direttore della ricerca presso la Fondazione Novo Nordisk dell’Università di Copenaghen, e i ricercatori della Harvard Medical School di Boston, che hanno messo a punto un algoritmo in grado di identificare le persone a maggior rischio di cancro al pancreas fino a tre anni prima della diagnosi.



L’algoritmo contro il tumore al pancreas

Nell’ottanta per cento dei casi il tumore al pancreas viene diagnosticato in fase avanzata per l’assenza o l’aspecificità dei sintomi, anche per questo motivo la ricerca ha preso in considerazione lo sviluppo di un algoritmo: “È uno studio che sta andando avanti da molti anni ed è iniziato chiedendo ai pazienti se ci fossero casi, nelle rispettive famiglie, relativi a questo tumore, naturalmente cercando una correlazione di tipo genetico. Fondamentale in questa analisi è stata la possibilità di avere dati nazionali, quindi un sistema sanitario non frammentato, e l’intelligenza artificiale con i supercomputer per l’elaborazione di questi dati”, le parole del professor Brunak. L’esperto ha spiegato il funzionamento dell’algoritmo, legato indissolubilmente all’AI applicata al calcolo dei diversi fattori di rischio: ”L’intelligenza artificiale viene applicata al calcolo dei diversi fattori di rischio. Mette insieme moltissimi parametri che vanno dal diabete al peso al fumo allo stile di vita, ma anche le alterazioni dei geni Brca, Cdkn2a per riuscire a identificare quelli che sono gli individui ad alto rischio e accelerare il rilevamento del tumore”.

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