Una spada ottomana nella moschea di Santa Sofia. Sta facendo scalpore il gesto di Ali Erbas, ministro degli Affari religiosi in Turchia, che è salito sulle scale del pulpito, dove erano state innalzate due bandiere verdi, impugnando la spada ottomana con la mano sinistra. Nel mondo cristiano questo gesto è stato interpretato come un segno di sfida, una mossa non casuale considerando anche la recente conversione in moschea voluta dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ma Erbas ha spiegato che rientra invece nella tradizione. Secondo quella islamica, infatti, se la spada è impugnata con la mano sinistra rappresenta l’Islam come religione di pace, invece nella mano destra serve a spaventare il nemico. «Nell’Islam la conquista non è intesa come un’occupazione, ma è conquista dei cuori», la precisazione dell’imam. Ma la spada è ricca di simbologie: le tre mezzelune, ad esempio, rappresentano i tre continenti oggetto della conquista ottomana e sulla sua lama sono incisi i versi della Sera della Conquista.
SPADA OTTOMANA A SANTA SOFIA: “CONQUISTA DEI CUORI”
Ma anche la decisione di Erdogan di riaprire la culto islamico Santa Sofia ha un carattere simbolico. E così pure la data della riapertura: è l’anniversario del Trattato di Losanna, che definì i confini della Turchia tuttora contestati dalle componenti nazionalistiche turche e da quelle islamiste. Dopo 86 anni torna dunque la preghiera islamica nel simbolo di Istanbul. Quella del presidente turco è una mossa audace perché riscatta il risentimento conservatore-islamista che cova nei partiti di estrema destra. Stando a quanto riportato dall’HuffPost, la conversione della basilica bizantina Santa Sofia è anche simbolo della rivoluzione di Erdogan. Dopo aver lasciato Hagia Sophia, il presidente turco è andato alla vicina moschea di Fatih, il Conquistatore, il titolo del sultano Mehmet. «Hagia Sophia continuerà a servire tutti i credenti come una moschea e rimarrà un luogo di eredità culturale per l’umanità», ha detto davanti alla tomba.