Il mistero legato alla morte di Alice Neri, madre 32enne trovata carbonizzata nel bagagliaio della sua automobile in un’area di campagna del Modenese, non ha ancora trovato una soluzione. Roberto Ghini, avvocato del principale sospettato, Mohamed Gaaloul, il 29enne tunisino che ha ammesso di avere chiesto un passaggio alla vittima la notte in cui quest’ultima è stata uccisa, ha risposto ad alcune domande formulategli dalla trasmissione televisiva di Rete 4 “Quarto Grado”, condotta da Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero.
In primis, a proposito dei telefonini di Mohamed Gaaloul e della sua partner Liza Kladu, il legale ha sottolineato che “a me risulta che siano tornati in Italia per essere analizzati, anche se sono notizie informali, che ho avuto dai parenti del mio assistito e non dall’autorità giudiziaria”.
ALICE NERI, L’AVVOCATO DI GAALOUL: “NON ERA ASSOLUTAMENTE CONSAPEVOLE CHE CI FOSSE UN’ORDINANZA A SUO CARICO”
A “Quarto Grado”, l’avvocato di Gaaloul ha risposto anche al quesito circa eventuali tracce di Dna del suo assistito sulla scena del crimine, quella in cui, purtroppo, ha perso la vita Alice Neri: “Non credo, non mi risulta siano state rinvenute tracce di Dna. È stato comunque fatto il prelievo del Dna al mio assistito, che non si è assolutamente opposto. Peraltro, nelle spontanee dichiarazioni, lui stesso aveva indicato agli uomini della Procura dove avrebbero potuto trovare il suo telefonino. È stato trovato in Germania, nell’abitazione ove dimorava e mi risulta che sia stato inviato dalle autorità tedesche a quelle italiane”.
Ma, se oggi Mohamed Gaaloul si è mostrato così collaborativo con le autorità che indagano sulla morte di Alice Neri, perché non l’ha fatto sin da subito? L’avvocato Ghini ha replicato: “Lui non sapeva di essere ricercato. Oltretutto, sono notizie di stampa, lui pubblicava tranquillamente i suoi stati sui social, mostrando dove fosse e cosa stesse facendo. Non era assolutamente consapevole che ci fosse un’ordinanza a suo carico. A me non risulta che i parenti lo abbiano informato, lui era là a lavorare”.