Il giallo di Alice Neri e delle sue ultime ore di vita si arricchisce di ulteriori punti oscuri. L’ombra di un “terzo uomo” si allunga sul mistero della 32enne trovata morta carbonizzata all’interno del bagagliaio della sua auto, il 18 novembre scorso, tra le campagne di Fossa di Concordia (Modena), e oggi Quarto Grado dedica un blocco della puntata alla figura di questa persona. Si tratterebbe di un collega di lavoro della donna, finora mai indagato, che sarebbe l’autore di un particolare post social pubblicato (e poi rimosso) il giorno del ritrovamento del cadavere di Alice Neri e che, nei mesi precedenti, le avrebbe scritto delle lettere d’amore poi scoperte e sequestrate dagli inquirenti nell’armadietto aziendale della vittima. L’uomo sostiene di non aver avuto alcun appuntamento con la 32enne, ma alcuni elementi punterebbero in direzione di un presunto incontro che si sarebbe tenuto proprio la mattina del 17 novembre, poche ore prima della tragedia.
Resta in carcere, principale sospettato del delitto con le accuse di omicidio volontario e distruzione di cadavere, il 29enne tunisino Mohamed Gaaloul per il quale il Riesame ha rigettato l’istanza di scarcerazione avanzata dal suo difensore, avvocato Roberto Ghini. Secondo i giudici, sarebbe stato lui l’ultimo a vedere Alice Neri viva quella sera, e sulla sua posizione di indagato penderebbero pesanti elementi. “Un robusto quadro indiziario a carico“, secondo il Tribunale della Libertà di Bologna, che non risulterebbe scalfito dall’assenza di un chiaro movente (sebbene se ne ipotizzi uno di natura sessuale). Non è dello stesso avviso il suo legale, che ha parlato di ricorso per Cassazione e che ritiene non siano state vagliate tutte le telecamere di videosorveglianza nella zona di interesse per le indagini. Gaaloul, recluso a Modena, continua a dirsi estraneo ai fatti e avrebbe dichiarato di aver avuto semplicemente un passaggio da una donna bionda (descrizione sommariamente compatibile con Alice Neri) senza però essersi intrattenuto con lei.
Morte di Alice Neri: per i giudici è ipotizzabile il movente sessuale
Le indagini sulla morte di Alice Neri procedono senza sosta, a caccia di nuovi elementi che permettano di ricostruire tutti i contorni di una tragedia finora in gran parte avvolta nel mistero. Il fuoco investigativo si è concentrato sulla posizione del tunisino Mohamed Gaaloul, secondo il Riesame ultima persona ad aver visto la 32enne in vita quella drammatica notte tra il 17 e il 18 novembre scorsi. Ma diversi scenari possibili, per la difesa, potrebbero riscrivere la storia come l’ipotesi di un altro appuntamento della donna, oltre quello con il collega di lavoro con cui avrebbe trascorso almeno 7 ore per un lungo aperitivo, con un soggetto che finora sarebbe rimasto nell’ombra. Ma per i giudici quello di un incontro con un altro uomo sarebbe un orizzonte inverosimile.
C’è di più. In queste ore, Il Resto del Carlino riporta un passaggio delle motivazioni con cui il Tribunale della Libertà di Bologna avrebbe rigettato il ricorso dell’indagato contro la custodia in carcere: nel lasso di tempo in cui si ipotizzerebbe che Gaaloul sia rimasto appartato con la vittima, non si escluderebbe lo scenario di una colluttazione sfociata nell’omicidio a seguito di un approccio intimo respinto. “Si può ipotizzare anche un movente sessuale”, avrebbero aggiunto i giudici nella decisione di confermare il carcere per il tunisino.