Un Dna maschile, di attribuzione ancora ignota, potrebbe aprire alla svolta nel caso di Alice Neri, la 32enne di Rami di Ravarino trovata morta carbonizzata nella sua auto data alle fiamme nelle campagne di Fossa di Concordia (Modena) il 18 novembre scorso. Se al momento non si conosce l’identità del soggetto a cui appartiene, è certo che non sia riconducibile al principale sospettato, il 29enne tunisino Mohamed Gaaloul, in carcere da mesi quale indagato numero uno per l’omicidio della donna. Il materiale genetico isolato su una spallina del reggiseno della vittima, repertata a pochi metri dalla carcassa della macchina bruciata nel cui bagagliaio cui fu ritrovato il cadavere della giovane, potrebbe scrivere un’altra storia.



La famiglia di Alice Neri continua a chiedere che siano compiuti tutti gli sforzi investigativi per portare a galla l’intera verità, convinti che possano esservi responsabilità finora occulte dietro il delitto. Il marito della donna, Nicholas Negrini, ha incaricato alcuni consulenti di parte tra cui il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma e presenza fissa tra gli opinionisti di Quarto Grado, per procedere a nuovi sopralluoghi sul luogo del ritrovamento e analizzare altre possibili tracce che potrebbero essere sfuggite in sede di primi rilievi delle forze dell’ordine.



Alice Neri morta a Fossa di Concordia, i reperti potrebbero riscrivere la storia

Alcuni reperti isolati sulla scena del ritrovamento del corpo e dell’auto bruciati di Alice Neri, a Fossa di Concordia, potrebbero riscrivere la storia della sua morte finora ricostruita dagli inquirenti. Secondo la Procura di Modena, il principale indiziato del delitto sarebbe il 29enne tunisino Mohamed Gaaloul, in carcere da mesi nella posizione di indagato per omicidio volontario e distruzione di cadavere. Suo, secondo quanto emerso fino a questo momento, il profilo su cui si sarebbe condensata la maggior parte dei sospetti investigativi e dei potenziali elementi a carico.



La difesa del tunisino, rappresentata dall’avvocato Roberto Ghini, sostiene che non sussistano prove di un suo coinvolgimento nel decesso di Alice Neri, e nelle ultime settimane si sarebbe registrato il ritrovamento di alcune tracce di Dna maschile ignoto sulla scena. In particolare, la svolta nel giallo potrebbe passare da una traccia sulla spallina del reggiseno di Alice Neri, trovata a circa 10 metri dall’automobile e non riconducibile al 29enne indiziato. I dubbi del marito di Alice Neri, Nicholas Negrini, non sono pochi: “Non voglio ombre perché comunque stiamo parlando di un omicidio e l’obiettivo è trovare la verità. Vogliamo essere sicuri al 200% che la persona che andrà in carcere sia l’assassino“.