Falle nell’alibi di una persona mai indagata, e non solo queste. Ci sarebbe parecchio materiale di potenziale interesse investigativo da valutare ancora nel caso di Alice Neri, la giovane mamma di Rami di Ravarino trovata morta bruciata nell’auto data alle fiamme a Fossa di Concordia (Modena) il 18 novembre di un anno fa, e questo materiale riguarderebbe un soggetto mai finito ufficialmente sulle carte dell’inchiesta. Qualcuno oltre il sospettato numero uno, unico indagato in carcere dal dicembre 2022, Mohamed Gaaloul. A rendere ancora più dirompente questo scenario è il fatto che ad avanzare la richiesta di indagare oltre il 29enne tunisino sia il team di consulenti del marito della vittima, convinto, scrive Il Resto del Carlino, che qualcosa non torni nel presunto quadro di responsabilità che l’impianto accusatorio ascrive all’uomo attualmente in cella.
Mentre per il 29enne si apre l’orizzonte del rinvio a giudizio, nel giallo di Fossa di Concordia si insinua così l’ombra di un colpo di scena che potrebbe portare a riscrivere la storia di uno dei delitti più efferati che la cronaca ricordi. Il quotidiano riporta una novità delle ultime ore secondo cui i consulenti di Nicholas Negrini, marito di Alice Neri, avrebbero depositato in Procura una memoria contenente elementi inediti su una persona diversa da Gaaloul. Nel team che rappresenta il vedovo, guidato dall’avvocato Antonio Ingroia, anche la criminalista Katia Sartori e l’ex comandante del Ris di Parma, il generale Luciano Garofano, gli stessi che, aggiunge Il Resto del Carlino, avrebbero prodotto relazioni che punterebbero su “strade diverse” rispetto alla linea seguita dalla Procura.
Alice Neri, “Un alibi non regge”: cosa sta succedendo nel giallo di Fossa di Concordia
Il pool di esperti incaricati dal marito di Alice Neri avrebbe sottolineato alcune falle nella versione di un soggetto mai iscritto nel registro degli indagati e parlerebbe espressamente di alibi che “non regge”. Lo avrebbero scritto nella memoria prodotta alla Procura di recente, chiedendo di indagare ancora prima dell’esercizio dell’azione penale a carico del tunisino Mohamed Gaaloul, ma ci sarebbe dell’altro: alla stessa persona che i consulenti del marito di Alice Neri avrebbero indicato come degna di interesse investigativo, apparterrebbero alcuni indumenti sporchi del sangue della vittima.
L’avvocato Ingroia, riporta Il Resto del Carlino, ha sottolineato quella che è la tesi privilegiata dal team, cioè l’omicidio premeditato, e avrebbe inoltre indicato come “necessari” alcuni accertamenti “per sgomberare il campo da ulteriori piste che vanno indagate fino in fondo“. I consulenti del marito di Alice Neri avrebbero portato all’attenzione dei pm alcune testimonianze relative al profilo di una persona differente dall’unico indagato Gaaloul: “Abbiamo dimostrato – avrebbe precisato Ingroia, come riporta lo stesso quotidiano – che qualche alibi ritenuto sino ad oggi inattaccabile dalla Procura e dagli inquirenti, in realtà non regge”. Massimo riserbo sul contenuto delle consulenze che sarebbero ora al vaglio dei magistrati, ma la criminalista Katia Sartori avrebbe dichiarato che l’alibi ritenuto “vacillante” riguarderebbe “un collega della vittima, mai indagato“. Una testimonianza in particolare, stando a quanto sarebbe indicato dal pool, restituirebbe il perimetro di un “contesto di evidente conflittualità” nel rapporto tra Alice Neri e tale soggetto, così critico, secondo la ricostruzione dei consulenti di parte, da sfociare in “episodi aggressivi” che si sarebbero verificati proprio nel mese di novembre, a ridosso della morte della 32enne.