Il Tribunale del Riesame ha stabilito, nero su bianco, che ad oggi non vi siano riscontri medico legali sull’uso di cocaina da parte di Alice Neri“. Lo ha dichiarato in televisione, durante un intervento nella trasmissione Ore 14 di Milo Infante, l’avvocato Cosimo Zaccaria, legale della famiglia della 32enne trovata senza vita nella sua auto a Fossa di Concordia (Modena) il 18 novembre scorso. “È un dato importante che riabilita la figura della povera Alice – ha aggiunto -, ed è stato utilizzato per dimostrare gravissimi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato (Mohamed Gaaloul, ndr). Indizi confermati anche dall’udienza davanti al gip in sede di incidente probatorio. Chiedo nuovamente rispetto per Alice come donna, come madre e come persona“. Inoltre, a questa evidenza si sommerebbe il fatto che nessuna delle persone presenti quella sera allo Smart Cafè avrebbe visto la donna consumare stupefacenti.



Il Tribunale della Libertà di Bologna ha respinto il ricorso della difesa del tunisino, principale sospettato in carcere con le accuse di omicidio volontario e distruzione di cadavere, contro la carcerazione. Gaaloul resta in cella perché, riporta Ansa, secondo i giudici del Riesame sussisterebbero a suo carico elementi utili a tracciare “un robusto quadro indiziario“. Nelle motivazioni del no all’istanza di scarcerazione sarebbe inoltre indicato come non escluso il “movente sessuale” dietro un delitto che potrebbe essere maturato nel contesto di una colluttazione dopo un approccio intimo rifiutato dalla vittima.



Per i giudici Gaaloul sarebbe stato l’ultimo a vedere Alice Neri in vita

L’assenza di un chiaro movente, secondo i giudici non costituisce elemento capace di demolire l’impianto ricostruito a carico di Mohamed Gaaloul. Sullo sfondo della morte di Alice Neri non si escluderebbe lo scenario di un’aggressione sessuale, e gli inquirenti sarebbero convinti che sia stato proprio il 29enne tunisino l’ultimo a vedere la donna ancora in vita tra il 17 e il 18 novembre scorsi.

L’indagato resta in carcere anche perché sarebbe ritenuto sussistente il pericolo di fuga. Stando a quanto finora ricalcato in sede di indagini, l’uomo sarebbe salito a bordo dell’auto di Alice Neri all’uscita dal locale in cui la 32enne aveva trascorso la serata in compagnia di un collega, per poi appartarsi e ucciderla. Sarebbe stato sempre lui, secondo la ricostruzione del tribunale, ad appiccare l’incendio che avrebbe bruciato la vettura della vittima con il corpo della stessa all’interno. A pesare sulla posizione di Mohamed Gaaloul, inoltre, ci sarebbero altri elementi tra cui la sua partenza all’estero all’indomani della morte di Alice Neri. Il tunisino fu poi arrestato in Francia, ma sostiene si trattasse di un viaggio previsto da tempo per questioni di lavoro.