Sul tavolo dell’inchiesta per la morte di Alice Neri, la 32enne trovata morta carbonizzata nella sua auto data alle fiamme a Fossa di Concordia (Modena) il 18 novembre scorso, resta il profilo di un solo indagato. Si tratta di Mohamed Gaaloul, 29enne tunisino principale indiziato del delitto e in carcere da mesi con l’accusa di aver ucciso la donna per poi tentare di cancellare ogni traccia con il fuoco.
Il gip ha accolto la richiesta di archiviazione della posizione di Nicholas Negrini e Marco Cuccui, rispettivamente marito e collega della vittima, avanzata dal pm e ora gli sforzi investigativi si concentrano sull’unico sospettato. Secondo la difesa, rappresentata dall’avvocato Roberto Ghini, nessuna prova concreta sosterrebbe un coinvolgimento del tunisino nel decesso di Alice Neri e nella successiva distruzione del cadavere, ma per la Procura e per il Tribunale del Riesame – che nei mesi scorsi ha rigettato l’istanza di scarcerazione proposta dal difensore – il quadro indiziario a carico dell’indagato sarebbe “robusto”. Per gli inquirenti, Mohamed Gaaloul sarebbe l’ultima persona ad aver visto Alice Neri viva quella tragica notte.
Morte di Alice Neri, stralciate le posizioni del marito e del collega resta un solo indagato
Il marito e il collega di Alice Neri non sono più indagati. Lo riporta RaiNews, secondo cui il giudice per le indagini preliminari avrebbe accolto la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura di Modena nelle scorse settimane. La posizione di Nicholas Negrini e Marco Cuccui esce così di scena dall’alveo investigativo, un epilogo facilmente prevedibile alla luce dell’assenza di elementi a carico dei due, precedentemente iscritti nel registro notizie di reato come atto dovuto per consentire a inquirenti, periti e consulenti di lavorare a 360 gradi nel tessuto di un’inchiesta dai tratti particolarmente complessi.
Ora resta un solo indagato, ritenuto dagli inquirenti, fin dall’inizio, principale sospettato dell’omicidio della 32enne: Mohamed Gaaloul. Sarebbe lui, per chi indaga, l’ultimo contatto della vittima prima dell’atroce fine. Con lui, stando all’ipotesi dell’accusa, Alice Neri avrebbe trascorso i suoi ultimi istanti in cui è stata trovata senza vita – il corpo bruciato nel bagagliaio della sua macchina data alle fiamme – il 18 novembre 2022 tra le campagne di Fossa di Concordia. Recentemente il gip di Modena ha rigettato la richiesta della difesa per nuove analisi su alcuni reperti (in particolare dei circuiti elettronici rinvenuti nell’auto) con la formula dell’incidente probatorio, una decisione a cui è seguito un commento dell’avvocato del marito della vittima, Antonio Ingroia, riportata dal Resto del Carlino, secondo il quale, invece, ogni accertamento deve essere fatto per “arrivare ‘serenamente’ a dibattimento” sgombrando il campo da ogni pista alternativa: “Non critico l’ordinanza del gip – ha dichiarato Ingroia –, ma continuo a lamentare una incompiutezza delle indagini da parte del pm (…). Non condivido il passaggio dove si dice che il famoso circuito elettronico, che potrebbe essere un cellulare, rappresenti un pezzo di ferro inutilizzabile (…). Colgo l’occasione per fare un appello prima che la procura chiuda le indagini: che vengano svolti tutti gli accertamenti richiesti affinché si possa affrontare un dibattimento serenamente, avendo verificato tutto ciò che si poteva verificare, mettendo in condizione il giudice di avere un quadro completo (…)“.