Tre testimoni chiave sentiti in sede di incidente probatorio in tribunale a Modena nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Alice Neri. Si tratta dei connazionali del principale sospettato, il 29enne tunisino Mohamed Gaaloul, il cui racconto avrebbe rimandato alla presenza di “macchie di olio” sugli indumenti dell’uomo la mattina del 18 novembre scorso (giorno del ritrovamento del cadavere carbonizzato di Alice Neri nella sua macchina data alle fiamme a Fossa di Concordia). Secondo quanto riferito ai microfoni di Ore 14 dall’avvocato Roberto Ghini, legale di Gaaloul, nel corso delle deposizioni dei tre tunisini sarebbero emersi “elementi favorevoli” alla difesa del suo assistito.



Mohamed Gaaloul risulta l’indagato numero uno sul tavolo degli inquirenti. Arrestato in Francia nel dicembre scorso, sostiene di essersi recato all’estero per questioni di lavoro e non per sfuggire alle indagini. Per gli inquirenti, però, il suo viaggio oltralpe sarebbe una fuga iniziata repentinamente all’indomani della morte di Alice Neri per evitare di essere catturato. “Sono testimonianze sicuramente utili – ha dichiarato Ghini all’esito dell’incidente probatorio –, è emersa una serie di circostanze tra cui il fatto che i testimoni collocano l’arrivo del mio assistito poco prima delle 8 del mattino di ‘un giorno che piove’, tanto che addirittura uno dice che Mohamed sarebbe tornato ‘bagnato’, e in realtà quel giorno non pioveva. Non solo: lui sarebbe rientrato, secondo i testimoni, intorno alle 8, e io ho dimostrato per la prima volta che le telecamere comunali riprendono il mio assistito rientrare verso Concordia in orario del tutto incompatibile. Parliamo di due ore dopo rispetto all’orario nel quale lui sarebbe arrivato a casa. Questo ci fa pensare che forse, come lo stesso testimone ha riconosciuto, stava sbagliando giorno. Se Mohamed Gaaloul è tornato non il 18, ma il 19 o il 20 o il 17, sporco di grasso di auto, la rilevanza dal punto di vista indiziario è pari a zero. Li ritengo elementi a noi favorevoli“.



Le attenzioni di un altro collega nel giallo di Alice Neri

Il giallo di Alice Neri è ancora senza soluzione. Mohamed Gaaloul si è detto estraneo ai fatti, dichiaratosi innocente pur senza risolvere completamente gli interrogativi che graverebbero sulla sua posizione di indagato. L’uomo, in carcere a Modena con l’accusa di aver ucciso la 32enne, non avrebbe risposto alle domande chiave degli inquirenti e sarebbe ritenuto il principale sospettato nell’ambito dell’inchiesta sul mistero di Fossa di Concordia. Le cronache, nelle ultime settimane, hanno registrato un altro nebuloso capitolo della storia di Alice Neri che vedrebbe protagonista un collega mai iscritto nel registro degli indagati.



Si tratterebbe di un uomo che avrebbe scritto alcune lettere romantiche sequestrate dai carabinieri nell’armadietto aziendale della vittima e che, come indicato da un testimone agli investigatori tramite la produzione di uno screenshot, avrebbe pubblicato sui social uno strano post, poi rimosso, nel giorno del ritrovamento del cadavere carbonizzato di Alice Neri. Un contenuto che rimanderebbe al “fuoco”. Raggiunto dai microfoni di Mattino Cinque, il collega in questione avrebbe respinto di averla incontrata nelle ore precedenti alla morte e sostiene di non aver avuto alcun appuntamento con la 32enne.