Alice Neri, c’è un altro uomo

Nuova testimonianza nel caso della morte di Alice Neri. Secondo un collega ci sarebbe un “terzo uomo” che avrebbe omesso di raccontare ai carabinieri che Alice avrebbe mandato delle foto personali per provare a recuperare un fantomatico rapporto che i due avrebbero avuto. A questo uomo, un collega di lavoro, avrebbe detto inoltre “Ti amo”. L’uomo, vicino a quel presunto conoscente di Alice, ha rivelato a Il Giornale: “Ho visto anche le lettere che Alice ha scritto a *** con la piuma che gli ha regalato lei. Gli dice: “Ma tu chi sei? Che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei pensieri più segreti?“.



Quest’uomo scriveva ad Alice Neri alcuni messaggi, trovati nell’armadietto di lavoro della donna: “Ti scrivo questa lettera per dirti quello che non riesco quando sto lì con te, perché guardandoti dimentico anche come mi chiamo. Sei una persona da mille pregi, l’unica che è riuscita ad entrare velocemente nella mia anima, scrutando ogni parte di me, dandomi sensazioni che non provo da tempo. Ogni scusa è buona per stare lì da te. Mi manchi così tanto quando non ti vedo. Non cambiare mai per nessuno”. 



La lettera di Alice Neri

Alice Neri avrebbe risposto all’uomo con almeno una lettera. La donna avrebbe mandato un messaggio scritto a questo “terzo uomo” con una piuma. Il testimone ha inoltre raccontato che il giorno 16 il terzo uomo avrebbe detto ad Alice di rimanere soltanto amici ma il 17, poche ore prima dell’omicidio, lei avrebbe tentato in tutti i modi di fargli cambiare idea con foto e atteggiamenti persuasivi. Il terzo uomo, sentito dagli inquirenti, avrebbe omesso questa parte. Si tratterebbe di un collega di lavoro della donna uccisa, ma non quello con il quale Alice ha fatto aperitivo poco prima di morire.



A Storie Italiane, viene inoltre spiegato da un collega comune che i due avrebbero avuto un rapporto molto intimo e che Alice avrebbe raccontato all’uomo di tutti i problemi del marito. Il “terzo uomo” non avrebbe però parlato agli inquirenti delle foto intime ricevute dalla vittima, a detta del collega forse per non minare la sua reputazione.