Molto fragile“. Così Antonio Ingroia, avvocato che assiste il marito di Alice Neri insieme a un pool di consulenti tra cui il generale Luciano Garofano, definisce l’alibi del “terzo uomo”, un collega della vittima che, sottilineiamo, non è mai stato indagato e che, per la Procura di Modena, è totalmente estraneo al delitto. Unico sospettato, secondo gli inquirenti che lo hanno messo in carcere nel dicembre 2022, è il 29enne tunisino Mohamed Gaaloul, per il quale si apre l’orizzonte del rinvio a giudizio, e della sua responsabilità nella morte della 32enne è convinto anche il team di esperti incaricati dal fratello della vittima. Ma secondo gli specialisti nominati dal vedovo di Alice Neri, Nicholas Negrini, bisognerebbe guardare oltre alla pista che porta a Gaaloul.



Ingroia è stato ospite a Quarto Grado e ha parlato delle ombre che insisterebbero sulla versione del collega di Alice Neri, lo stesso che aveva scritto delle lettere appassionate alla donna (trovate nell’armadietto aziendale della stessa dopo la tragedia) e che, sostenuto dalla moglie, avrebbe presentato prova dei suoi spostamenti attraverso la memoria di Google Maps nel suo telefonino e fornendo così al suo racconto una serie di riscontri considerati “granitici” dagli investigatori. “Il fatto che ci sia del Dna di questo tunisino (Gaaloul, ndr) sulla scena del crimine può non voler dire nulla – ha dichiarato il marito di Alice Neri –, visto che era un posto già frequentato da lui. Ci sono altri Dna da analizzare e io voglio sapere tutto“. Nicholas Negrini non è convinto della ricostruzione dei pm secondo cui sua moglie sarebbe stata uccisa dal 29enne arrestato e accusato dell’omicidio.



L’avvocato del marito di Alice Neri: “Quadro completamente cambiato dopo perizie”

I dubbi del marito di Alice Neri e dei suoi consulenti si addensano, pesantissimi, proprio sulla figura del “terzo uomo”, mai indagato nell’inchiesta, il collega della 32enne infatuato di lei e mittente delle lettere rinvenute nell’armadietto della vittima. L’operaio, sposato e padre, ha sempre respinto di aver incontrato la donna il giorno della morte, e il suo telefono non sarebbe mai stato sequestrato dagli inquirenti perché ritenuti validi i riscontri via Google sui suoi spostamenti che avrebbe fornito interrogato sul punto. La moglie del collega di Alice Neri avrebbe confermato agli investigatori il suo ritorno a casa alle 18:50, e il suo telefono avrebbe smesso di generare traffico intorno alle 20:50, probabilmente spento. Si tratterebbe di un orario insolito per le abitudini evidenziate guardando ai tabulati. “Una persona andrebbe attenzionata non in base a quello che dice la moglie – ha sottolineato Nicholas Negrini – ma in base a dati oggettivi“.



Sotto la lente dei consulenti del vedovo ci sarebbe anche la testimonianza di una donna che, in due occasioni, avrebbe assistito a un litigio tra la 32enne e il collega in un parcheggio: “Discutevano animatamente proprio accanto alla mia macchina, prima di allontanarmi attendevo qualche secondo perché ero preoccupata che la discussione degenerasse. Dallo specchietto notavo lui che scansava Alice Neri e afferrava rabbiosamente la siepe strappandola“. La seconda lite riferita dalla testimone sarebe avvenuta una settimana più tardi e i due, secondo il suo racconto, si sarebbero “spintonati reciprocamente“. I consulenti di Negrini puntano poi su un particolare: 5 mesi dopo la morte di Alice Neri, il collega mai indagato avrebbe dichiarato quanto segue agli inquirenti: “C’è stato un episodio, durante il rapporto sessuale, che ha provocato una macchia di sangue sul sedile posteriore della mia auto, nonché ad alcuni indumenti miei”. L’uomo avrebbe raccontato che anche una sua t-shirt si sarebbe sporcata di sangue, e che Alice Neri l’avrebbe portata via. Secondo i consulenti del marito della 32enne, tali rivelazioni del terzo uomo sarebbero dovute al presunto tentativo di mettere le mani avanti in costanza di un possibile punto di svolta annunciato a più riprese, all’epoca, dagli organi di informazione.

L’avvocato Ingroia ha dato altri spunti per alimentare la sensazione di un caso ancora aperto nonostante l’arresto di Gaaloul: Ho rispetto del lavoro della Procura, dico però che il quadro è completamente cambiato dopo le perizie medico legali, che forse andavano fatte all’inizio delle indagini anziché alla fine, dalle quali emergono cose clamorose, tre dati fondamentali: è stata usata un’arma bianca, sono stati inferti tanti colpi, almeno sette, e verosimilmente l’arma è un coltello di importanti dimensioni che non si tiene in tasca a portata di mano. Questo significa, ed è la nostra tesi, che siamo di fronte a un omicidio premeditato. Ma se fosse ammesso un delitto di questo tipo, quindi pianificato, quale potrebbe essere il movente? Ingroia ha avanzato un’ipotesi non confermata, quella di una gravidanza: “Abbiamo dei dati che abbiamo trasfuso nella memoria, ci sono dei messaggi di Alice Neri con un’amica alla quale lei manifesta grande preoccupazione per il ritardo mestruale, ci sono anche, degli ultimi giorni, l’assunzione di un medicinale contro le emorragie… È un’ipotesi, quella che fosse incinta e che fosse in attesa dopo un rapporto con un uomo che non era il marito“.  L’avvocato della famiglia della vittima, Cosimo Zaccaria, riporta Il Resto del Carlino, ha risposto così a quanto sostenuto dai consulenti del vedovo: “Prendiamo atto del deposito di una memoria da parte della difesa di Negrini. Ci riserviamo una lettura, anche se, da quanto appreso da trasmissioni televisive, non risulta esservi nulla di nuovo. Risulta destituita di ogni fondamento scientifico, biologico, anatomico, la notizia sulla presunta gravidanza di Alice. Si tratta dell’ennesima suggestione che infanga la memoria della ragazza che non può replicare a simile informazioni“.