Nella giornata di ieri in quel di Modena si è aperta la fase istruttoria del processo per l’omicidio di Alice Neri, simbolicamente nel giorno in cui la ragazza avrebbe celebrato il suo 34esimo compleanno: una scelta che non sappiamo se sia stata fatta volontariamente o meno, ma che è stata felicemente accolta dalla famiglia che – rappresentata dal legale Cosimo Zaccaria, intercettato fuori dal tribunale dal Resto del Carlino – si è detta contenta che “si inizia ad entrare nell’ambito del processo”. In aula, oltre alla famiglia di Alice Neri (madre esclusa) con il fratello, Matteo Marzoli, ascoltato alla sbarra, c’erano anche suo marito, Nicholas Negrini, il collega che passò con la vittima l’ultima notte della sua vita e l’imputato 30enne tunisino Mohamed Gaaloul che continua a dirsi innocente.



Particolarmente sentita la testimonianza del fratello della vittima, che ha ricordato il solido legame che aveva con la sorella scomparsa, negando che sia stata lei a togliere la geolocalizzazione dal suo cellulare la notte in cui è stata accoltellata e, poi, bruciata in un rogo appiccato alla sua auto. L’esatta dinamica dei fatti che hanno portato alla morte di Alice Neri, però, sarà ricostruita in tribunale nei prossimi giorni, sempre che la Corte accolga la richiesta di luogo a procedere nei confronti di Gaaloul, arrestato in Francia sul finire del 2022.



Il collega di Alice Neri: “Quella sera incrociammo un nordafricano nel parcheggio”

A tornare con la mente a quella triste e difficile notte in cui Alice Neri, dopo un aperitivo allo Smart Cafè di Concordia, è scomparsa e morta è stato il collega – anonimo – con cui passò quelle ultime felici ore di vita. “Arrivai alle 20.15 al bar, lei era già lì seduta”, ha raccontato alla sbarra l’amico e collega, “aveva davanti uno spritz, ma non l’aveva toccato. In quella serata alla fine abbiamo preso tre spritz a testa. Lei ha mangiato solo alcune patatine”. Una serata che durò più di “sette ore” e nel corso della quale Alice Neri e il collega hanno parlato “solo di lavoro. Non ci sono stati tentativi di approccio da parte di lei o di me finché siamo rimasti seduti al tavolino, nessuna proposta di proseguire la serata in intimità”.



Tutto questo, almeno, fino alle 2:30 quando “ho guardato l’orologio [e] le ho detto che dovevamo andare. Siamo andati alle rispettive macchine e ci siamo salutati”, ma subito dopo che lui ha aperto la portiera “ho visto Alice dietro di me” che ha tentato un approccio con lui: “Ci siamo baciati di fronte alla mia macchina. È stato un bacio durato molto”, nonché l’ultima volta che ha visto Alice Neri in vita. Salutata l’amica, l’uomo ha raccontato di aver avuto “una piccola discussione con un nordafricano” che gli chiedeva una sigaretta, “gli ho detto che non ne avevo e ha risposto ‘Ma io te ti ho già visto, io abito a Vallalta’”.

Un alterco chiuso in quel momento, ma non prima che il collega notasse che l’uomo “si è incrociato” con Alice Neri: “Ho aspettato due minuti prima di partite, ho visto che lei aveva il motore acceso e il freno schiacciato. Pensavo sarebbe partita a quel punto”, ma così non fu ed oggi, a distanza di due anni, si rammarica del fatto che “se avessi aspettato un minuto” sarebbe ancora in vita. Interpellato dall’accusa sul fatto che riconoscesse in quell’uomo nordafricano Gaaloul, però, il testimone ha risposto che “potrebbe esserlo come potrebbe non esserlo, non ho la certezza“.