Prima di essere uccisa dal fratello, Alice Scagni avrebbe conversato per l’ultima volta con la madre via WhatsApp parlando proprio di lui e della situazione che si era venuta a creare in famiglia sotto l’insistente richiesta di denaro da parte dell’uomo. Una chat che sarebbe poi finita sul tavolo degli inquirenti e che fornirebbe ulteriori elementi sulla tragedia consumatasi a Genova il 1° maggio scorso, la donna uccisa sotto la sua abitazione con almeno 17 coltellate. A riportare alcuni passaggi di quei contenuti il quotidiano Il Secolo XIX, in una ricostruzione in cui spiccherebbero frasi della vittima che vanno da “Alberto non ragiona…” a un allarmante invito rivolto ai familiari, “Andiamocene tutti“.



E su Repubblica emergono altri messaggi inviati da Alice Scagni alla madre, Antonella Zarri, poche ore prima dell’omicidio, impegnata come il resto dei parenti a cercare una soluzione per calmare quel fratello che avrebbe manifestato, più volte e in modo sempre più preoccupante, condotte aggressive nei loro confronti. Alle 11.13 del 1° maggio, giorno del delitto, Alice Scagni avrebbe scritto alla madre queste parole su WhatsApp: “Come va Alberto? Si è fatto sentire oggi?”.



Il dramma di Alice Scagni e le ultime parole in chat con la madre

Il dramma di Alice Scagni si cristallizza anche nei contenuti dei messaggi scambiati via chat con la mamma, Antonella Zarri, mentre era alle prese con l’aggressività del fratello Alberto Scagni, ora accusato dell’omicidio, a una manciata di ore dalla fine. Alice Scagni avrebbe cercato fino all’ultimo di reagire alle condotte dell’uomo – che il 1° maggio scorso l’avrebbe uccisa a coltellate sotto la sua casa -, nel disperato tentativo di proteggere la sua famiglia dai pericoli che, più volte e senza ascolto secondo la loro versione, i genitori avrebbero evidenziato anche alle forze dell’ordine.



Nell’ultima chat tra Alice Scagni e la madre – sempre riportata da Il Secolo XIX, sarebbero scanditi alcuni elementi ormai diventati quotidiani nella loro vita: la paura di Alberto e il bisogno di essere ascoltati dalle istituzioni per avere un supporto, infine il senso di solitudine nell’affrontare il dramma dopo aver più volte chiesto aiuto. “Ma non possiamo andare via tutti? Non si può vivere così!“, scriveva Alice Scagni prima di essere uccisa. “Il 112 interviene solo in caso di aggressione…“: si sarebbe sentita dire così la famiglia di Alice Scagni prima del delitto, quando avrebbe segnalato la pericolosità del figlio e l’angoscia di non saper più gestire una situazione ormai percepita come potenzialmente fuori controllo. Poche ore prima della morte di Alice Scagni, il padre aveva ricevuto una telefonata proprio dall’altro figlio, Alberto, con una nuova richiesta di denaro e una frase dal sapore della minaccia: “Sai dove c***o è tua figlia?“. Dietro l’angolo di quelle parole, l’orrore di un omicidio sconvolgente.