La Procura di Genova chiede l’archiviazione della posizione dei due agenti e del medico che risultavano indagati nell’ambito di un’inchiesta parallela a quella sull’omicidio della 34enne Alice Scagni, uccisa dal fratello Alberto Scagni sotto la sua casa di Genova il 1° maggio 2022. I tre erano stati denunciati dalla famiglia, assistita dall’avvocato Fabio Anselmo, per presunte omissioni nell’ambito delle reiterate richieste di intervento dei genitori Graziano Scagni e Antonella Zarri che, a detta di entrambi, sarebbero cadute nel vuoto fino al drammatico epilogo.



Marito e moglie avevano più volte invocato l’aiuto di forze dell’ordine e sanitari per arginare l’aggressività crescente del figlio Alberto Scagni, ma nessuno, stando alla loro versione, gli avrebbe dato una risposta concreta. Alberto Scagni, 42 anni, è a processo per l’uccisione della sorella Alice Scagni, colpita con diverse coltellate oltre un anno fa mentre si trovava sotto la sua abitazione. La 34enne sarebbe stata uccisa al culmine di una spirale di minacce e ripetute richieste di denaro dal fratello, attualmente in carcere e imputato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà.



Le parole della madre di Alberto e Alice Scagni: “Noi genitori messi sotto accusa”

I due poliziotti e il medico della Salute mentale che risultavano indagati nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte omissioni denunciate dalla famiglia di Alberto e Alice Scagni verso l’archiviazione. La richiesta della Procura di Genova in merito alla posizione dei tre sarebbe arrivata poche ore fa e riguarda l’indagine scaturita dopo l’omicidio della 34enne  avvenuto il 1° maggio 2022 a Genova. Le ipotesi di reato contestate, riporta Ansa, erano omissione d’atti d’ufficio, omessa denuncia e morte come conseguenza di altro reato.



I genitori di Alice Scagni avevano denunciato una dottoressa del centro Salute mentale che, secondo quanto esposto attraverso l’avvocato Anselmo, avrebbe perso tempo davanti alla loro richiesta di ricoverare il figlio Alberto Scagni. I genitori, ricostruisce ancora l’agenzia di stampa, avevano inoltre denunciato gli agenti che il 1° maggio non si sarebbero attivati nonostante le loro telefonate.  “Siamo stati messi sotto accusa noi genitori – ha dichiarato Antonella Zarri, madre dei due giovani – per quanto accaduto. Forse ne siamo responsabili. Ci è sembrato naturale cercare di proteggere i nostri figli e noi stessi, cercando di chiedere aiuto alle istituzioni. Nei giorni precedenti l’omicidio abbiamo tentato di contattare 60 volte il centro di Salute mentale cui ci eravamo rivolti per l’impressionante progressione della malattia di nostro figlio. Abbiamo più volte chiamato il 113 perché spaventati dal degenerare inesorabile della situazione“.