La signora Antonella, mamma di Alice Scagni, uccisa a Genova dal fratello Alberto nei mesi scorsi, è intervenuta in collegamento audiovisivo a “Morning News”, su Canale 5. Nel dialogo a distanza con la conduttrice, Simona Branchetti, la donna ha sottolineato che si è trattato di “una tragedia annunciata, perché le telefonate di Alberto quel giorno erano state due. Noi abbiamo registrato soltanto la seconda, ma la prima era più agghiacciante e aggressiva nei nostri confronti. Il punto è che purtroppo queste conversazioni sono state solo l’ultimo evento susseguitosi su un degenerarsi della situazione psichica di Alberto, che era peggiorata in una settimana, con l’intervento di vigili urbani, carabinieri e polizia per i danni che aveva arrecato alla porta della nonna. Sempre a quella porta, il giorno prima del delitto aveva dato fuoco, mettendo anche del cartone sotto la stessa”.
Inoltre, “Alberto si era presentato seguendomi in casa, minacciandomi e provando a intimidirmi. Quando sono venuti i due agenti in casa mia e ho raccontato questi due episodi, loro erano molto focalizzati sul discorso della porta e non sono riusciti a capire che anche questo era grave. Non hanno percepito che Alberto era assolutamente fuori controllo e poteva fare del male a noi o a sua sorella Alice Scagni. Io ho detto loro che avevo paura di nostro figlio, implorandoli di non farci fare la fine dei genitori di Benno. La polizia mi ha risposto di non farla tragica”.
ALICE SCAGNI, LA MADRE: “ALBERTO DOVEVA SFOGARE LA SUA FOLLIA, AVREBBE UCCISO CHIUNQUE”
Nel prosieguo di “Morning News”, la madre di Alice Scagni ha riferito che il giorno dell’omicidio, prima che esso si verificasse, lei e il marito hanno avuto un contatto con il 112: “Abbiamo fatto una denuncia telefonica, abbiamo chiesto una volante a casa nostra per fare sentire la telefonata agghiacciante di Alberto”.
Purtroppo, questo non è bastato a scongiurare la tragedia, ma la signora Antonella si è detta convinta del fatto che se Alice Scagni non fosse stata in strada, “Alberto avrebbe ucciso la prima persona che gli fosse stata antipatica e che avesse incontrato sul suo cammino, in quanto era carico di rabbia. Doveva sfogare la sua follia. Avevamo anche chiesto aiuto ai servizi di salute mentale dell’Asl, i quali ci avevano assicurato che di fronte a qualunque tipo di violenza e di minaccia, avremmo potuto chiamare il 112 e ci avrebbero ascoltato…”.