Per l’incidente probatorio riguardante la capacità di intendere e di volere di Alberto Scagni le telefonate registrate dalla famiglia, dalle forze dell’ordine e dalle autorità sanitaria «non sono rilevanti». Lo dice chiaramente il procuratore capo facente funzioni Francesco Pinto, ricordando le regole del Codice di Procedura Penale e rispondendo alla lettera scritta dalla mamma di Alice Scagni, uccisa dal fratello con 17 coltellate, che Repubblica ha pubblicato. Alessandra Zarri si rivolge garbatamente al procuratore, ma il tono è doloroso. «Il dramma immenso che ha distrutto la mia famiglia è che Alberto è il fratello di Alice ed entrambi sono figli miei. Sangue del mio sangue e di quello del loro padre».



La donna si dice certa dell’amore dei loro figli l’uno per l’altro. Ma è anche consapevole della malattia del figlio: «Ho visto, in modo prepotente e spietato, insorgere la malattia in Alberto e progredire in modo inesorabile alimentata proprio dall’amore che aveva per sua sorella, con la quale aveva sempre avuto un rapporto stretto e del tutto speciale». La mamma di Alberto Scagni ha fatto di tutto per arginare la malattia del figlio: «Mi spaventava sempre di più fino a non riconoscere più mio figlio».



MAMMA ALICE SCAGNI “IGNORATI DALLE ISTITUZIONI”

Alessandra Zarri nella sua lettera denuncia anche la mancanza di aiuto. «Io e suo padre abbiamo assistito impotenti e soli alla sopraffazione spietata della sua devastante malattia. Abbiamo cercato aiuto nelle istituzioni per tentare di evitare ciò che stava apparendo sempre più inevitabile». La mamma di Alice e Alberto Scagni parla di una «fretta ed ignorante burocrazia», che è anche «indolente» e «prepotente nel suo reiterato e pigro rifiuto di farsi carico del proprio ruolo di garanzia ed aiuto verso i cittadini in difficoltà». Quella della figlia era una morte annunciata. Nell’oscura follia il figlio aveva preannunciato cosa sarebbe accaduto ore dopo, per questo furono allertate le forze dell’ordine. «Abbiamo chiesto a chi doveva e ne aveva il potere, di fermarlo. Di curarlo». Ma Antonella Zarri va oltre e lancia l’ipotesi di una grave omissione: «Ora quelle telefonate che sono state registrate non sono agli atti del fascicolo che ci è stato messo a disposizione». Ma il procuratore Francesco Pinto replica spiegando che sono state acquisite, ma sono agli atti dell’inchiesta numero due, per omissioni d’atti d’ufficio al momento a carico di ignoti. Inoltre, assicura che il contenuto delle telefonate verrà messo a disposizione al termine delle indagini preliminari.



“GRAVE PREGIUDIZIO DA PARTE DELLA PROCURA”

Nel secondo filone la Procura si sta concentrando sulle richieste di intervento ricevute da forze dell’ordine e servizi sociali. «Avrebbero potuto e dovuto intervenire ed evitare tutto questo?», si chiede la mamma di Alice e Alberto Scagni. Come evidenziato da Repubblica, le due attività investigative sono state affidate alla Squadra Mobile. La famiglia ha scelto l’avvocato Fabio Anselmo, lo stesso scelto da quella di Stefano Cucchi. Nei giorni scorsi il legale ha consegnato una lettera al procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, in cui sostiene che «da parte della Procura vi è un grave pregiudizio» nel non volere cercare altre responsabilità. Al vaglio della magistratura c’è in particolare la telefonata delle 13:28 di domenica primo maggio. Il papà chiama il 112 dicendo che dieci minuti prima il figlio aveva minacciato di uccidere i genitori, il genero e la sorella. «Se non mi date i soldi vi taglio la gola». Parole scritte nero su bianco nell’ordinanza di convalida dell’arresto firmata dal gip Paola Faggioni, che ha riportato il contenuto del colloquio, trascritto dagli inquirenti.