«Vogliamo una risposta dagli inquirenti alla richiesta di riascoltare la telefonata al 112». A parlare è la mamma di Alice Scagni, la 34enne uccisa con 19 coltellate sotto casa dal fratello Alberto. Antonella Zarri a La Vita in Diretta ha spiegato, infatti, che oltre alla telefonata diffusa, quella delle minacce choc di Alberto al padre, ce ne sono altre che loro non hanno registrato, ma che testimoniano la pericolosità del figlio. Sono cinque in tutto le telefonate al 112 negli ultimi giorni per segnalare alle autorità le minacce ricevute.



«La precedente era addirittura più preoccupante e veramente terribile nella sua aggressività, delirante. Ci siamo resi conto che Alberto era pericoloso in un modo insostenibile, era incontrollabile», ha raccontato la donna, rimarcando il fatto che aveva ricevuto rassicurazioni riguardo il fatto che ci sarebbe stato l’intervento immediato del 112 in caso di bisogno. «Mi sono reso conto della pericolosità di mio figlio per la prima volta nella mia vita, per quello ho chiesto aiuto implorando, ma sono stato abbandonato. Questo non lo sopporto. Siamo stati abbandonati dalle istituzioni», ha dichiarato Enzo Scagni.



I GENITORI “ABBANDONATI DALLO STATO”

«Io penso che con un pochino di attenzione e professionalità, forse di umanità, si sarebbe potuta evitare questa tragedia», ha aggiunto il papà di Alice e Alberto Scagni, vittima e carnefice. A La Vita in Diretta anche le ultime notizie sull’udienza che si è tenuta oggi sull’incidente probatorio dei cellulari sequestrati, sia ai genitori sia al figlio Alberto. «Il tecnico ha fornito le chat che sono state estratte dai cellulari, che avevamo già fornito agli inquirenti dopo la morte di Alice. Quindi, siamo anche molto delusi che il muro di gomma trovato prima diventa ora opacità sull’indagine delle sottovalutazioni evidenti. Dovrebbe appurarlo un’indagine, ma noi siamo ancora ad attendere risposte. Nella telefonata al 112 facciamo riferimento ad una settimana di contatti con persone in divisa», ha aggiunto Antonella Zarri. «Noi la mattina abbiamo chiamato la Questura per non impegnare il 112 che è un numero d’emergenza».



LA RICHIESTA DI INCONTRO COL FIGLIO ALBERTO

I genitori hanno poi confermato di aver chiesto un incontro con il figlio Alberto, rifiutato perché non ottenuto opportuno per lui. «Non è semplice, è un soggetto psichiatrico. Tutti ci avevano detto che è irrimediabilmente perso dal punto di vista umano e che va trattato con i farmaci anche contro la sua volontà, quindi con un Tso. Ora è sempre lui, malato, ce l’ha confermato il perito psichiatrico. Non è ancora curato, quindi è ancora più confuso. Per Alberto, Alice era il punto emotivo fondamentale, la considerava la persona che lo accettava in modo più incondizionato». La mamma di Alice Scagni ha riferito anche l’ultima frase detta dalla giovane prima di essere uccisa: «Mio fratello Gianluca ci ha detto che Alice aveva detto che scendeva lei: “Alberto è mio fratello e mi vuole bene”. Forse ha sopravvalutato l’affetto che li legava e pensava di poter arrivare a quel barlume di coscienza e se c’era poteva toccare solo lei quella corda…».