Il fratello di Alice Scagni, Alberto, avrebbe reso spontanee dichiarazioni davanti al pm nel contesto di un interrogatorio durato appena pochi minuti. Lo riferisce Ansa, secondo cui l’uomo, in carcere con l’accusa di aver ucciso la sorella a coltellate sotto casa, a Genova, il 1° maggio dello scorso anno, avrebbe parlato in termini che sembrerebbero attribuire ad altri la responsabilità dell’accaduto. L’uomo, difeso dagli avvocati Elisa Brigandi e Maurizio Mascia, avrebbe parlato pochissimo davanti al pm Paola Crispo e soltanto per dire quanto segue: “Mia sorella mi aveva detto che sotto casa sua c’era sempre la polizia. Ma quel giorno non c’era“.
Secondo quanto emerso, Alberto Scagni aveva chiesto di essere interrogato dopo aver fatto scena muta davanti al giudice per le indagini preliminari al momento della convalida dell’arresto. L’uomo, che avrebbe assassinato la sorella Alice Scagni dopo una spirale di aggressioni ai danni della sua famiglia che, come sottolineato dai genitori più volte durante diverse interviste, ne aveva già segnalato le preoccupanti condotte alle autorità. Alberto Scagni non avrebbe mai parlato nemmeno in fase di indagini, chiudendosi nel silenzio di fronte alle domande del pubblico ministero.
Il fratello di Alice Scagni non risponde alle domande del pm
Il fratello di Alice Scagni, anche stavolta, non avrebbe risposto alle domande del pm durante l’interrogatorio, limitandosi a una stringata dichiarazione spontanea per dire che, il giorno in cui avrebbe commesso il delitto, non c’era alcuna pattuglia nei pressi dell’abitazione della vittima. La Procura ha concluso le indagini per la morte di Alice Scagni ai primi di febbraio contestando ad Alberto Scagni i reati di omicidio premeditato pluriaggravato e porto abusivo di armi. Dopo l’uccisione di Alice Scagni, riporta Ansa, sarebbe stato aperto un altro fascicolo relativamente alle presunte omissioni e sottovalutazioni delle autorità rispetto ai vari allarmi lanciati dalla famiglia (anche poche ore prima del delitto). Nell’ambito di questo filone sarebbero stati indagati due agenti e un medico e tutti sarebbero stati sottoposti a interrogatorio nelle scorse settimane. Per Alberto Scagni sarebbe stata disposta una perizia psichiatrica.
Secondo il perito incaricato dal gip, Elvezio Pirfo, il fratello di Alice Scagni sarebbe in una condizione di seminfermità mentale ma sarebbe comunque capace di stare in giudizio, mentre per il consulente della procura, Giacomo Mongodi, sarebbe stato pienamente capace. Per i genitori della vittima e del presunto assassino, Alice Scagni poteva essere salvata. La donna sarebbe stata colpita con almeno 17 coltellate sotto la sua abitazione e la madre, Antonella Zarri, insieme al padre di Alberto e Alice Scagni, hanno denunciato di essere stati lasciati soli nonostante le reiterate richieste d’aiuto alle forze dell’ordine in merito alla pericolosità del figlio, diventato sempre più aggressivo a ridosso dell’omicidio. Quel giorno, inoltre, Alberto Scagni avrebbe minacciato i parenti perché assecondassero la sua insistente richiesta di soldi, al punto da spingere i familiari a chiamare il 112 poche ore prima del delitto. Una richiesta di intervento che, secondo i genitori di Alice Scagni, sarebbe caduta nel vuoto.