Una drammatica telefonata al 112 prima dell’omicidio di Alice Scagni, uccisa dal fratello Alberto Scagni a coltellate sotto la sua casa di Genova il 1° maggio dell’anno scorso. A farla fu il padre dei due, secondo il contenuto riportato dall’Ansa in cui emerge il tenore di una situazione percepita dalla famiglia come gravissima e pericolosa. I genitori di Alice Scagni hanno denunciato pubblicamente che i loro appelli per un pronto intervento delle forze dell’ordine, atto ad arginare l’aggressività crescente del figlio e a scongiurare il terribile epilogo, sarebbero caduti nel vuoto.



La conversazione tra l’uomo e un agente, di cui l’agenzia di stampa dà conto, sarebbe durata 12 minuti e più volte il padre di Alice Scagni avrebbe chiesto una volante che sarebbe stata negata per mancanza di una formale denuncia. È questo uno dei tasselli della storia su cui la famiglia di Alice e Alberto Scagni chiede sia fatta chiarezza, arrivando ad accertare eventuali profili di responsabilità in ordine alla possibilità che il delitto potesse essere sventato. Il giorno prima della morte di Alice Scagni, i genitori avrebbero segnalato che il figlio avrebbe tentato di bruciare la porta di casa della nonna e che le richieste di denaro ai familiari, sempre più insistenti, si sarebbero presto tradotto in minacce più o meno esplicite all’indirizzo della sorella, poi uccisa, e del marito della stessa.



La telefonata del padre di Alice Scagni alla polizia: “E se mio figlio mi taglia la gola?”

La telefonata di 12 minuti tra il padre di Alberto Scagni e la polizia, di cui Ansa riporta alcuni passaggi, sarebbe stata fatta alcune ore prima dell’omicidio di Alice Scagni, uccisa a coltellate sotto la sua abitazione di Genova il 1° maggio 2022. L’uomo avrebbe sollecitato l’invio di una volante, ma l’agente avrebbe risposto di non poter assecondare la sua richiesta: “Senza denuncia non possiamo arrestare nessuno, non funziona così“. Durante la conversazione, il padre di Alberto e Alice Scagni avrebbe parlato delle minacce ricevute anche dalla figlia e dal genero, e alla domanda dell’operatore sul perché non vi fosse una denuncia in merito, il genitore avrebbe dichiarato: “Non l’ho mai fatta perché la situazione è peggiorata da poco tempo. Ma come faccio a denunciare? Lui mi ha tagliato le gomme, ha minacciato di tagliarmi la gola“.



Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa sui contenuti della telefonata, depositata dalla Procura che ha chiuso le indagini per l’omicidio di Alice Scagni, dopo aver parlato con il capoturno l’agente avrebbe ribadito all’uomo la necessità di denunciare “anche dai carabinieri“. Poi avrebbe aggiunto quanto segue: “Se suo figlio torna, non apra la porta e ci ricontatti e noi mandiamo la macchina. La denuncia non so se può farla adesso. La faccia domani che non è festa. Lei stia a casa. Se suo figlio si presenta sotto casa di sua figlia ci faccia chiamare e lo andiamo a prendere“. Il padre di Alice Scagni, a quel punto, avrebbe posto una domanda inquietante: “E se io esco e questa persona mi taglia la gola per strada?“. Dall’altra parte, la replica: “Noi non possiamo prevedere il futuro. Ma non possiamo arrestarlo senza una denuncia. Se viene sotto casa sua allora le mandiamo la macchina e lo prendiamo“. Lo stesso poliziotto e il suo capoturno risulterebbero indagati, spiega Ansa, insieme ad un medico della Salute Mentale per presunte omissioni a seguito di una denuncia dei genitori presentata tramite l’avvocato che li assiste, Fabio Anselmo.