Alida Valli ha vissuto una carriera di successo e come attrice ha fatto perdere la testa a milioni di persone sparse in tutto il mondo. L’apice della sua popolarità risale alla fine degli anni Trenta, quando l’artista è entrata nel cast di Mille lire al mese e Ballo al castello di Max Neufeld. Anche se in Italia la sua consacrazione è legata a Piccolo mondo antico di Mario Soldati. “Non mi sono mai accorta di aver rappresentato il sogno di tanti italiani”, ha detto ad Enzo Biagi, che ha riportato tutto in un articolo de L’Espresso, “non mi trovavo bella, mi consideravo simpatica, ma con un carattere impossibile. Per nascondere l’apprensione mi mostravo molto aggressiva“. Eppure la Valli è riuscita ad arrivare a Hollywood e a diventare una diva, grazie al film Il caso Paradine di Alfred Hitchcock. Del regista ha sempre avuto un caro ricordo, “Anche se si occupava più del lato tecnico e gli attori li lasciava abbastanza a se stessi, però voleva che facessero dei movimenti precisi per la macchina da presa. Una sera, a casa di Otto Preminger, incontrai Greta Garbo. Mi guardò, anzi mi squadrò, e mi disse che le mie scarpe scricchiolavano”. Una donna particolare Alida, nata Alida Maria Laura Altenburger Baronessa von Marckenstein und Frauenberg. Origini nobiliari che ha sempre voluto nascondere, persino nella decisione di adottare Valli come cognome. “La presentai a mia madre a Milano, poi l’accompagnai al treno”, ha detto Dino Risi in un’intervista a Giancarlo Dotto, “‘Ti chiamo domani’, mi disse. L’ho rivista dopo 30
anni”. Lei, nata a Pola e considerata come la fidanzatina d’Italia, non ha mai dimenticato la sua Istria. “La voce del mare ticchettava come l’alfabeto Morse e, durante il sonno“, ha detto l’attrice a Il Giornale, “mi si insinuava sotto pelle torturandomi come la corda di un violino quando si spezza”.



Alida Valli, più che una nobile una perseguitata

Alida Valli non si è mai considerata una privilegiata, nonostante le origini nobili. “In California mi sentivo peggio di una profuga o di una perseguitata politica”, ha confessato diversi anni fa a Il Giornale, “le ferite toccate agli altri mi toccavano nel profondo, fin quasi a sentirmene veramente responsabile. Perchè faccio questo squallido lavoro nel cinema?, mi dicevo. Perché non sono rimasta nella mia terra ad affrontare gli eventi, a reagire al sopruso?, mi rimproveravo. Avessi almeno fatto la maestra, avessi inculcato fin dall’infanzia ai miei e ai bambini di Pola, l’orgoglio e la dignità di essere italiani invece di perdermi nei filmetti che mi han dato denaro, successo, popolarità a buon mercato, mi ripetevo”. Oggi, domenica 14 giugno 2020, Rai3 per Enzo Biagi trasmetterà una vecchia intervista ad Alida Valli. Il suo nome però non è stato legato solo all’intensa attività sul grande schermo, ma anche alla morte di Wilma Montesi, uccisa nell’aprile del ’53. “Del caso Montesi si è continuato a parlarne per anni, tanto che torna alle cronache del 1998 quando vengono pubblicate le memorie di Paolo Emilio Taviani, ai tempi del delitto Ministro della Difesa“, ha scritto Biagi nel suo Io c’ero, “Scrive Taviani: ‘Il figlio del Ministro degli Esteri Attilio Piccioni aveva un alibi: la sera della morte di Wilma Montesi era in dolce compagnia con la bellissima Alida Valli’. Fatto che poi viene confermato dalla stessa”. Diversi anni più tardi e sempre nel mese di aprile, anche Alida ha perso la vita. Era il 2006 e l’attrice aveva 84 anni, ritrovata nella sua casa romana alle prime ore del mattino.

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