Il 26 luglio scorso un gruppo di lavoratori di terra Alitalia ha scritto una lettera aperta ai vari Ministeri competenti (Sviluppo economico, Trasporti, Lavoro ed Economia) e per conoscenza ai sindacati chiedendo a gran voce, dopo la ridda infinita di ipotesi, di chiarire una volta per tutte quale sarà la fine della eterna telenovela Alitalia. Dopo la promessa e la volontà di statalizzazione che aveva risollevato gli animi già altamente provati dei lavoratori (e di tutti quelli che stanno seguendo questa storia) e il ritorno di un’ipotesi, quanto mai contestata proprio dai lavoratori, del vecchio refrain con la creazione di una bad company modello 2009 e quella di una good, nuova di zecca, chiamata Alitalia Tai (Trasporto aereo italiano), riprendendo così in toto la nefasta esperienza proprio di quel fatidico 2009 dei “Capitani Coraggiosi”, che poi sono riusciti nel miracolo di portare la loro Cai a ben due fallimenti, avendola ricevuta senza perdite. In pratica si chiede ai vari Ministri una secca smentita su questa operazione (che porterebbe oltre 4.000 esuberi) e il ritorno alla possibilità di una statalizzazione completa con i 3 miliardi di euro di finanziamenti che erano stati promessi. L’Ue difatti non vede di buon occhio un’ulteriore iniezione di capitale statale, visto che in altri Paesi sempre europei lo Stato ha disposto aiuti, sì, ma sotto forma di prestiti.



Abbiamo intervistato Marco Innocenti, responsabile del gruppo di lavoratori di terra Alitalia, autore della lettera. Iniziando proprio dall’ipotesi di nazionalizzazione avversa all’Ue ci dice: «Tutta la vicenda Covid-19 ha ribadito l’importanza del controllo dei servizi principali di una nazione da parte dello Stato, e infatti il Governo ha preso questa strada che contrasta con quella del liberalismo europeo. Come d’altronde hanno fatto altre nazioni: di certo considerando la forte spinta sovranista presente in tutti gli Stati europei è chiaro che l’Ue dovrà rivedere alcuni dogmi del Trattato di Lisbona, altrimenti rischia grosso, questo ovviamente al netto di una crisi che non lascia scelta. D’altronde o gli Stati aiutano le imprese o si va al rischio di un crollo economico».



La nuova Alitalia Tai dovrebbe includere anche altre compagnie, tra le quali Air Italy: come vedete il piano della creazione di una sola compagnia nazionale, soprattutto dopo l’annuncio della nascita di una nuova compagnia privata (Italian Airways) che dovrebbe avere il monopolio delle rotte per la Sardegna, una sorta insomma di nuova Alisarda o Meridiana che dir si voglia?

Ammesso che sia possibile la creazione di un vettore unico, questo potrà funzionare nella misura in cui si detteranno regole uguali per tutti. Va rivista in toto la legge del 2009 che permette alle Regioni di elargire incentivi al turismo, che in pratica permette di finanziare la presenza delle low cost, attualmente un po’ fuori controllo. Per quanto concerne Air Italy, è una compagnia che detiene un COA (Certificato di operatore aereo) italiano ma totalmente di capitali stranieri, quindi si dovrebbe riversare il costo totale di questo fallimento sul proprietario della compagnia, che è lo Stato del Qatar. Essendo però gli slot di proprietà della Regione Sardegna, chiediamo un suo intervento per la salvaguardia dei posti di lavoro e ci auguriamo che ciò avvenga.



La lettera che avete inviato ai Ministri è diretta anche alle Organizzazioni sindacali, alcune delle quali pure in un recente passato avevano cavalcato ipotesi sulla questione Alitalia che poi si sono rivelate fatiscenti, illudendo i lavoratori. Non sarebbe giunta l’ora di attuare un po’ più di fermezza e pretendere un ruolo più importante in tutta questa storia, visto che in gioco non c’è solo il lavoro, ma pure il futuro del trasporto aereo in Italia?

I piani aziendali si sono rivelati nel corso degli anni disastrosi perché hanno incluso la riduzione del perimetro, inteso non solo come dipendenti ma anche come rotte, flotta e altri settori aziendali. Abbiamo capito che se non c’è un piano di crescita e sviluppo serio sul mercato non ci puoi stare e fallisci di continuo: sembra che stavolta il Governo abbia capito questo concetto e voglia investire questi 3 miliardi per una rinascita reale della compagnia, anche dando la responsabilità dell’intera operazione a un management con una cultura del settore aereo. Per quanto riguarda la presenza dei lavoratori nel board, proposta dal Ministro De Micheli, ci sembra un ulteriore forte segnale di cambiamento.

Non pensate che alla fine tutto il bailamme accaduto sulla questione non riveli che l’inizio di quella che era più di una proposta fino a pochi mesi fa e cioè di una Alitalia ancella dei cieli di Lufthansa?

Siamo fortemente contrari a una vendita a Lufthansa. Si è visto che le proprietà straniere non funzionano, peggiora la qualità del servizio e aumentano i prezzi, anche a scapito della sopravvivenza stessa della società. Inoltre, il fideraggio finirebbe per portare turisti in Germania. Poi non è ammissibile un investimento di 3 miliardi per poi vedere l’azienda finire in mano ai tedeschi. Il Covid ha rimesso la palla al centro e sarebbe delittuoso non approfittarne.

(Guido Gazzoli)