Era ora: alla telenovela Alitalia mancava la ciliegina sulla torta dello spezzatino, ma giorni fa il ministro per lo Sviluppo economico Patuanelli ha garantito all’Ue che lo Stato non verserà più un euro in Alitalia che, attraverso un nuovo bando di concorso per la vendita, verrà divisa in due tra terra e volo ed entro il 31 maggio l’attuale società in amministrazione controllata verrà dissolta.
Davvero non si sa più che pesci pigliare, visto che finora è stato annunciato di tutto e il suo contrario, ma le parole del ministro mettono in allarme perché non si capisce bene, a questo punto, chi sarà l’acquirente e soprattutto come lo Stato, che ha promesso mille volte un controllo sulla società, vorrà esercitare la propria parte o se, come spesso si è capito, alla fine i 5 Stelle avranno partita vinta nella loro idea, mai abbandonata, di tirarla in pasto a qualche vettore straniero… pardon regalarla dopo aver provveduto a pulirla di tutte le perdite. Già si conoscono tagli sia a flotta che a rotte (e ovviamente al personale) in grado di modellare quell’ancella di un vettore straniero che viene richiesta…
Insomma, mesi e mesi a promettere di tutto solo e meramente per ragioni elettorali o di potere, perché a questo punto risulta chiarissimo che i vari castelli costruiti erano tutti destinati a saltare in nome di interessi vari: nemmeno la scoperta della “fiesta politica” pagata dai cittadini (ancora una volta) nel corso dell'”alleanza” con Etihad e le successive indagini della Guardia di Finanza hanno portato un poco di umiltà e di voglia di un taglio con un passato davvero nefasto, a questo punto, per cambiare davvero le cose e iniziare la costruzione di un tassello importante nel sistema-Paese.
La politica italiana sta ancora una volta dimostrando di costituire uno Stato nello Stato dove le alchimie più strane e i giochi di potere servono solamente per mantenere un apparato dove ormai quando uno entra, spesso partendo dalla voglia di cambiare tutto o proponendosi come “antipolitica”, alla fine si conforma al punto tale non solo da cambiare idee e “partito” alla velocità della luce, ma trasformandosi in un fedele difensore di un sistema che non ha più contatto con la realtà. Una realtà ormai composta da un Paese che non sa più a che santo votarsi ma pronto a seguire i vari “uomini della Provvidenza” siano essi imprenditori miliardari che mirano al sistema per “ripulirsi” dei propri peccati finanziari oppure signori nessuno che da novelli Robespierre poi si innamorano di una poltrona, ovviamente in nome del popolo.
Ora sappiamo che a fine maggio il destino di Alitalia si compirà con uno spacchettamento, film già parzialmente visto nel 2008 e che ebbe protagonisti una “bad” e una “new” company che alla fine si risolse in un ennesimo fallimento finanziario, ma non solo: nella perdita del valore più grande. Quel know-how che ha portato allo smantellamento non solo una manutenzione ritenuta tra le più geniali (e questo non lo scrive solo il sottoscritto da anni, ma anche manager nel settore aerocommerciale che hanno approfittato immediatamente di questa “manna dal cielo” assumendone gli esperti lasciati a terra), ma anche, attraverso scivoli e casse integrazioni varie, personale di terra e volo con esperienza invidiabile.
Quello che rimane è sempre personale di primissima qualità e degno erede di una tradizione di oltre 70 anni durante i quali Alitalia è stata il simbolo della rinascita e del successo del nostro Paese dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale. Ma dal 1998 la politica l’ha assunta come cartina tornasole della propria decadenza intellettuale, culturale e di sistema che, come dimostrato costantemente, ha portato l’Italia a una tragedia della quale ormai è destinata a copiarla.
Molto dipenderà anche dalla straordinaria situazione che sta sviluppando il coronavirus: non solo i dati freschi di Assoviaggi parlano di 50.000 cancellazioni, ma pure la Iata ha stimato finora le perdite per i vettori in circa 300 miliardi di dollari. Giocoforza dovesse continuare questa situazione si assisterebbe a un sostanziale blocco del traffico aereo e i Governi, a quel punto, sarebbero costretti a sovvenzionare l’intero settore. Se ciò, come probabile purtroppo, dovesse avvenire, non è difficile immaginare come questo tsunami si abbatterebbe su di una già fragile Alitalia.