E così il coronavirus ha potuto far entrare in molte teste pensanti della politica italiana che uno Stato debba avere un controllo efficiente del sistema dei trasporti e, udite udite, una compagnia di bandiera nazionale. Già nell’ultima mia nota avevo “predetto” una cosa simile, ma l’abnorme sviluppo di questa malattia nel nostro Paese, dovuto anche a decisioni prese con innegabile ritardo, ha finalmente portato alla luce la logica, per cui, con un decreto emanato ieri, si è stabilito, in pratica, che lo Stato avrà un controllo di maggioranza sulla newco che sorgerà da Alitalia e, credo, con la partecipazione pure di Air Italy.



Dati i terribili venti che attraversano il settore del trasporto aereo, con i giganti dell’aria in procinto di saltare se gli Stati non provvedono a salvarli, ci si è finalmente decisi al grande passo (paragonabile a quello di Armstrong sulla Luna, viste le vicissitudini ormai metafisiche che durano da decenni) e quindi Alitalia diventerà la compagnia tricolore, sperando che la nuova nata non prenda il virus delle sue precedenti sorelle!



Ancora non si sa quando si concluderà la bufera virale, ma di certo il conto che l’economia italiana dovrà pagare è pazzesco. I danni si valutano (stime ovviamente) in 641 miliardi di euro, manco avessimo passato una guerra. Con in più il piccolo particolare di una Ue che tra la stupida bomba lanciata da Christine Lagarde (Presidente Bce) che ci è costata in un batter d’occhio 84 miliardi di euro per il crollo della Borsa di Milano, e una linea non troppo chiara in termini reali, rende difficile prevedere come si potrà impostare tutta l’operazione.

È auspicabile che alla fine si trovi la quadra, ma l’esperienza ci insegna come proprio in casi di estrema emergenza (guerre e calamità varie) il nostro Paese abbia sempre trovato la maniera di risorgere con epiche sterzate ai limiti del baratro.



L’operazione di rientro dei nostri connazionali dall’estero a causa della situazione italiana che li ha resi indesiderati in molte nazioni del mondo o anche per la chiusura degli spazi aerei al traffico italiano, ha evidenziato come Alitalia sia indispensabile e non solo a causa delle emergenze. Perché l’inevitabile crisi del settore turistico, già visibilissima fin d’ora, ha un estremo bisogno, per resuscitare e tornare ai livelli mondiali, di un vettore di riferimento. Ora questo vettore non ha più il minimo spazio per poter giocare alle amministrazioni “creative” che lo hanno contraddistinto da molti anni: ci vuole gente con esperienza per costruire un nuovo (visti i tempi) piano di rinascita basato sulle professionalità che ciascuno può mettere a disposizione.

Siamo ormai arrivati a un nuovo 1946, durante il quale si dovranno costruire le basi di un’Italia diversa dall’attuale, in cui la politica dovrà scendere dalla nave spaziale in cui si è imbarcata e mettersi al servizio della gente, per costruire un Paese finalmente in grado di sfruttare le proprie enormi potenzialità: non ci sono più né i se né i ma, bisogna solo agire subito. In questo contesto la nuova Alitalia occuperà sicuramente un ruolo importante, a patto, lo ripetiamo, di essere condotta intelligentemente. Ormai non è più una possibilità, ma si è trasformato in un dovere. Coronavirus e Ue permettendo…

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