L’ormai annosa questione della cessione di ITA Airways rientra in un gioco che purtroppo ha investito gran parte del sistema industriale Italiano spesso conosciuto mondialmente e si inquadra in un piano di distruzione del Paese a livello economico ma non solo: è ormai chiarissimo che il “caso ITA” somiglia sempre più a quello della francese (ormai) Fiat con la distruzione di gran parte degli stabilimenti nel nostro Paese e la fine di Torino come “capitale dell’automobile” con lo svuotamento dello storico stabilimento di Mirafiori che segue la cancellazione dell’altrettanto famoso indotto che per quasi un secolo ha alimentato non solo la “casa madre”, ma dato lavoro a centinaia di migliaia di lavoratori specializzatissimi.



In ITA il processo di cancellazione del know-how è in atto in pratica dal 2008, quando l’allora gruppo dei capitani coraggiosi che “privatizzò” la vecchia Alitalia licenziò tutto il personale più anziano, cancellando in un colpo solo 70 anni di storia e di conoscenze invidiate da tutti. Anni prima, sotto l’AD Cimoli, Alitalia aveva già provveduto, con lo stesso modus operandi, a far fuori una manutenzione “fiore all’occhiello” (uno dei tanti) della gloriosa compagnia. Ora le voci sul futuro di ITA si arricchiscono ogni giorno di particolari sempre meno avvincenti, navigando sui veti Ue da una parte e il regalo che l’Italia farebbe a una Germania economicamente anche lei in brache di tela, ma, come altri Paesi, in strenua difesa del proprio sistema economico, pronta a impossessarsi del settore del trasporto aereo in Italia non solo “accettando” il regalo politico, ma pure dettando le regole di un mercato che rischia di monopolizzare, quasi che il nostro benamato Paese non avesse il turismo ormai tra le sue poche fonti con cui competere.



Ovviamente il processo di cessione implica anche il piano di buttare alle ortiche le migliaia di lavoratori “ex AZ”, con un know-how invidiabile, tuttora in cassa integrazione e ben lontani da una soluzione che, sebbene molte cause siano state vinte, rischia di assumere contorni grotteschi e inimmaginabili specie per organizzazioni sindacali legate al sistema politico che hanno “festeggiato” il Primo Maggio la “festa” ai lavoratori.

Della situazione attuale ce ne parla Carlo Furiga, Segretario nazionale del sindacato “ASSOVOLO” che è stato tra i protagonisti principali di questa lotta a un sistema in chiara involuzione per gli interessi dell’Italia.



Ci può illustrare cosa sta accadendo attualmente?

Sui lavoratori Alitalia si stanno sperimentando “aggiustamenti” al mondo del lavoro, ovviamente a loro danno, come spesso già avvenuto. Basti ricordare l’azionariato ai dipendenti finito con controvalore nullo, spacchettamenti societari dagli anni ’90, ben prima di ogni altra azienda poi tracimato come modello, decontribuzione fiscale con enorme danno pensionistico, che oggi stanno elaborando per l’intero mondo del lavoro

Nello specifico cosa si sta realizzando?

Stavolta stanno rivedendo gli ammortizzatori sociali come coercizione per far accettare condizioni peggiorative di lavoro e rinuncia alle cause a seguito della farlocca assunzione in ITA.  Esperimento da calare in ogni altro comparto lavorativo.

Quindi esiste un pericolo per la Cigs?

A colpi di decreti legge e decreti ministeriali hanno imposto l’abbassamento dell’integrazione alla Cigs per tramite dello specifico e ricchissimo fondo di solidarietà, al 60% dell’effettiva retribuzione, ponendo peraltro un tetto massimo, mentre tutti gli altri percettori di sussidi permangono al 80% pieno. Come ciliegina sulla torta, hanno concesso a coloro che non si oppongono al licenziamento il mantenimento del previsto 80% per l’intero periodo di Naspi. Una palese discriminazione. Mentre altre aziende, in crisi o meno, erogano laute buonuscite a fronte dell’esodo volontario, in tale contesto sperimentale adibiscono una restrizione che tutti i comparti possono attendersi.

Insomma, un disco già ascoltato nel 2008 e che rischia di realizzarsi con un ennesimo tracollo anche normativo… Ma voi avete fatto qualcosa per tentare una solidarietà degli altri settori in un’iniziativa che potrebbe rivelarsi preoccupante anche per il loro futuro?

Abbiamo attivato una campagna di raccolta fondi come donazioni su GoFundMe allo scopo di avere le risorse necessarie ad adibire percorsi legali di contrasto. Mi auguro che tanti lavoratori, dei trasporti, bancari, telefonici, metalmeccanici ecc., rendendosi conto che domani potrebbe toccare a loro, ci diano una mano. Non solo economicamente, ovviamente se fossimo in tanti basterebbero pochi euro ciascuno, ma l’essere in tanti avrebbe un peso politico enorme a contrasto della revisione al ribasso degli ammortizzatori sociali e relative integrazioni.

(Guido Gazzoli)

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