La questione Alitalia sta arrivando a toccare dei punti di tensione notevoli e le uniche vittime di una storia durata oltre 70 anni, che curiosi intrecci politici (e aggiungerei sindacali) nell’arco di più di vent’anni hanno portato alla rovina, sono i lavoratori che rischiano di perdere la loro attività.
Anni fa il direttore per l’Italia di una compagnia europea mi disse chiaro e tondo che il vero valore di una linea aerea sta nei suoi dipendenti, perché “appartenenti a un settore di alta tecnologia che ha bisogno di investimenti notevoli sul capitale umano, che non ci sogneremo mai di ridurre anche in caso di crisi perché il loro sacrificio rappresenterebbe la fine”. Parole sante che però nel nostro Paese nessuno considera. E così stiamo arrivando all’ennesimo spezzatino umano, ragion per cui un numero consistente di lavoratori Alitalia ha deciso di scrivere un appello direttamente al Presidente Mattarella.
Pubblichiamo qui il testo della toccante lettera, che siamo sicuri avrà risposta da parte del nostro capo dello Stato.
Illustrissimo Presidente Mattarella,
Siamo lavoratori di Alitalia e ci permettiamo di scriverLe questo appello affinché Lei, dall’alto non solo della Sua carica Istituzionale, ma anche della sua competenza giuridica e costituzionale, possa intervenire su di una questione che, iniziata nel 1998, rischia di veder finire in modo inglorioso un marchio che nei suoi settant’anni di storia molto ha significato per il nostro Paese.
Siamo persone che a vario titolo e incarico da decenni lavorano per la nostra ex-Compagnia di Bandiera e, consapevoli di aver acquisito una tale esperienza nel difficilissimo settore dell’aviazione Civile, abbiamo deciso di rivolgerci a Lei.
Tralasciamo le nostre attuali condizioni e problematiche di cui Lei di certo è informato, per concentrarci su alcuni punti di estrema importanza sulla questione. Riteniamo, infatti, che in Italia manchi da molto un Sistema Paese in grado di sviluppare settori della nostra economia in modo che vi sia una integrazione e uno sviluppo consono ad una Nazione che, pur carente di risorse naturali, abbonda in quella genialità e intraprendenza che ci contraddistingue nel mondo.
Si parla tanto di Rinascimento, specie nella tragedia sanitaria che stiamo vivendo, ma si continuano a ripetere errori che, a nostro modo di vedere, per una sostanziale mancanza di cultura dei vari settori, affossano le possibilità di rinascita Italiane, affidando poi gran parte della nostra economia in mani straniere.
Mentre gli altri Paesi sono molto attenti alla tutela delle imprese di rilevanza nazionale, come ad esempio la recente vicenda di Fincantieri in Francia, in Italia tendiamo a cedere marchi di valore come è successo in molti settori della nostra economia, dall’agro-alimentare alla siderurgia, dalle banche alle telecomunicazioni.
L’Alitalia ha settant’anni di storia ed ha accumulato un know-how invidiato nel mondo a livello di operazioni di volo, di manutenzione e di servizio. Ha al proprio interno risorse e competenze che le permetterebbero di risollevarsi, se solo fosse gestita in modo oculato. Già nel 1998 stava per diventare la più grande Compagnia Aerea Europea, attraverso l’alleanza in perfetta osmosi con il vettore Olandese KLM. Guarda caso, in quegli anni in cui Alitalia registrava un attivo di bilancio era gestita da un Presidente Ingegnere Aeronautico (Fausto Cereti) e da un Amministratore Delegato entrato nella nostra Compagnia Aerea “con i calzoni corti”, come Lui stesso amava definirsi (Domenico Cempella).
Anche quel fatidico anno, come oggi, quel rilancio venne cassato da una stranissima imposizione dell’Unione Europea che, mentre permetteva a Francia e Germania di ridurre gli aeroporti cittadini ai soli voli Nazionali, non accettò ugual misura su quello di Milano Linate, complici anche settori politici nostrani.
Inoltre, la stessa Commissione Europea considerò come aiuto di Stato un prestito elargito dallo Stato all’Alitalia, sebbene esso fosse necessario per omogenizzare la flotta aerea a quella Olandese e fosse stato erogato ad interessi bancari superiori a quelli fatti da Francia e Spagna alle loro Compagnie.
Le sanzioni adottate riguardo a quel prestito limitarono lo sviluppo di Alitalia e costrinsero alle dimissioni i due manager. Certo, anni dopo la corte dell’Aja diede ragione all’Italia, ma ormai la frittata era fatta. Non vorremmo che tale situazione si verifichi di nuovo oggi, perché quello che sta accadendo ora ricorda molto quella triste vicenda di ventitré anni fa.
Da allora, Alitalia è sempre stata gestita da manager privi di cultura del settore che l’hanno portata, nell’arco di vari Governi, ad accumulare una serie infinita di bilanci in rosso.
Tuttavia, queste perdite erano dovute sostanzialmente a gestioni che potremmo definire “allegre”, tanto è vero che i processi per bancarotta fraudolenta per i fatti risalenti al 2008 si sono conclusi con condanne pesanti a carico degli amministratori e oggi è in corso di nuovo un procedimento a Civitavecchia per i manager che hanno gestito la Compagnia fino al 2017.
Ora ci troviamo con una Compagnia in Amministrazione Controllata che ormai non ha più fondi e rischia di essere definitivamente liquidata in breve tempo. Allo stesso tempo, il Governo ha intenzione di creare un nuovo Vettore ex novo, con costi sociali elevatissimi, ma fatichiamo a capirne le ragioni, visto che lo Stato potrebbe rilevare l’attuale vettore (che dispone di flotta e abilitazioni varie), ristrutturarlo e porre le basi per costruire finalmente una Compagnia aerea degna di questo nome.
Visto che la UE proprio in questi giorni ha approvato prestiti giganteschi ad Air France e Lufthansa, non può opporsi in un altro gioco dalla doppia morale come nel ’98. Oltretutto il nuovo vettore, denominato ITA, non potrebbe avere un futuro visto le restrizioni imposte da una UE che ha rilevato 108 punti di infrazione di regole in questa manovra.
Questa lettera costituisce per Noi lavoratori un estremo tentativo per riaprire la discussione. Ci rivolgiamo a Lei, chiedendoLe di favorire per quanto le è possibile l’organizzazione di incontro tra un gruppo di rappresentanti dei lavoratori, accompagnati da due esperti del settore quali il Prof Ugo Arrigo e il Dott. Gaetano Intrieri (che da anni si occupano della “tragedia Alitalia” ed hanno elaborato due anni e mezzo fa un piano in regola con le norme UE) e la Commissione dei Trasporti delegata dal Primo Ministro Draghi ad occuparsi della questione.
Siamo certi che questo avvenimento potrebbe rivelarsi di estrema importanza per una Compagnia da Noi tanto amata al punto di rivolgerLe questa preghiera.
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