In molti miei articoli sull’ormai trentennale calvario della nostra ex “compagnia di bandiera”, ho sempre tirato in ballo riferimenti sia letterari che cinematografici, visto che le semplici parole, anche pesanti nei giudizi, perdevano di peso nel tentare di dare una spiegazione ai fatti incredibili succedutisi in questi anni. Abbiamo tirato in ballo, tra gli altri, Pirandello, Borges, Verne, Spielberg, ma a quanto pare tutti i confini dell’immaginario e della fantasia sono stati abbondantemente superati da un “realismo” che avrebbe messo in seria crisi sia Rossellini che De Sica. Ma forse non Totò…
Ora la notizia che la fantomatica nuova compagnia ITA partirà nel mese di ottobre lascia interdetti persino i creatori di pellicole e libri sui Kamikaze, perché il fatto di annunciare un simile ritardo e di buttare alle ortiche (per rimanere sul vegetariano) l’intera stagione estiva è una mossa di harakiri che nemmeno il fantasista più accanito poteva immaginarsi. Una cosa è certa: Alitalia è definitivamente morta, uccisa da una politica che nell’arco di 30 anni non ha saputo prendere la seppur minima decisione logica ed è andata ben oltre i limiti dell’assurdo per distruggere un bene del Paese e parte del suo futuro.
I lettori che hanno seguito non solo i miei articoli, ma anche quelli di più titolati relatori sulla faccenda, sanno benissimo che di soluzioni per risolvere la questione ne esistono molte, ma come mai si continua a buttarle nel cesso invece di utilizzarle, visto che chi le ha proposte sono esperti riconosciuti del settore? Semplice: perché, lo ripetiamo, lo Stato italiano ha deciso di finanziare, da più di 20 anni attraverso società di gestione aeroporti, Province e Regioni, compagnie straniere che portano i loro soldi nelle rispettive Patrie e non versano un euro in Italia e pure un altro vettore, sempre straniero, che si prenderà per due lire una ex Alitalia completamente risanata e rimpicciolita per mettersi ai suoi ordini.
Eh sì, perché rinunciare al traffico dell’estate, stagione in cui tutte le compagnie ottengono lauti guadagni, vuol dire distruggersi, per un semplice motivo, anzi due. In primis, lasciare le rotte in mano ad altri competitors significa perderle e secondo perché entrare nel mercato a ottobre significa solo una cosa: fallire o svendersi ad altri, che è poi la stessa cosa.
Di certo tutta questa storia getta delle nubi fosche su un’Italia che, sul punto di ricevere 220 miliardi di euro per la sua ripresa, pone dei quesiti molto negativi se la supposta Resurrezione o Rinascimento viene messa nelle stesse mani di un esecutivo politico formato da personaggi che nel corso degli anni hanno mandato all’aria l’economia di un Paese intero con decisioni incredibili. Salvo poi risultarne anche premiati con titoli quali Cavaliere del lavoro, altro controsenso di tutta questa baruffa: non oso nemmeno immaginare cosa sarebbe accaduto in altre democraticissime nazioni alla vista di una sequenza di scempi simili. Sarebbero scoppiati disordini seri: invece da noi no, tutto tranquillo, tutto a posto, pure i lavoratori Alitalia, nel corso dell’intera vicenda attuale (ma pure negli anni trascorsi in questa pellicola dell’orrore) hanno manifestato in quattro gatti, e spesso su posizioni storicamente improponibili perché legate a un passato lontano.
Altro elemento che è mancato alla grande e che ha sempre urlato “al lupo” quando ormai le cose erano fatte è il sindacato: e non solo sulla faccenda Alitalia (ora si proclamano scioperi in un settore dove non si lavora”). In definitiva, si è sempre reso complice di una politica con cui da tempo condivide, in suo stretto contatto, un hobby alquanto comodo. Quello delle poltrone, raggiunte le quali si ottengono benefici (d iniziare da stipendi fino a incarichi vari) che permettono di entrare in quello Stato nello Stato che si trova da tempo su di un’orbita di Saturno rispetto alla vera situazione del Paese, al quale non basteranno di certo i miliardi messi in mani poco affidabili per riprendersi.
Ma fino a quando l’entrata in questo Bengodi sarà permessa solo a chi rispetta le regole del benefit, astenendosi dal mettere il proprio cervello al servizio dell’Italia, che nonostante tutto di materia grigia ne ha in abbondanza ma preferisce emigrare, si arriverà a un punto nel quale si rischierà di entrare in situazioni ingestibili perché si saranno superati i limiti.
Tempo fa ho visto una vignetta alquanto originale, nella quale un ragazzo, entrato in una biblioteca, chiede all’impiegata dove può trovare due libri: “L’Italia fondata sul lavoro” e “I sindacati fanno gli interessi dei lavoratori”. “La sezione fantascienza si trova in fondo a destra”, risponde la bibliotecaria. Puro realismo nell’harakiri Alitaliano (ma non solo) che stiamo vivendo.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.