Il ministro per lo Sviluppo economico, Patuanelli, ha tenuto un’audizione al Senato sul tema di Alitalia: può essere l’occasione per non dimenticare che, tra tanti problemi nazionali, abbiamo anche questo. Innanzitutto, intervenendo, l’On. Patuanelli ha specificato di farlo in quanto responsabile della Gestione Commissariale e ricordando che sul dossier Alitalia devono intervenire anche altri due ministri: il ministro dell’Economia, azionista della nuova società che prenderà in carico parte delle attività attuali e il ministro dei Trasporti e Infrastrutture, responsabile della programmazione dei trasporti, soprattutto in questo difficile momento di crisi del settore.



Aggiungiamo, che non possiamo evitare di chiamare al tavolo anche l’Autorità per la regolazione dei trasporti (Art) alla quale spetta, come dice il nome, la regolazione del settore e quindi anche la soluzione dei potenziali conflitti tra gli operatori.

Basterebbe questo per capire quanto sia complicata la vicenda e quanto sia complicato il nostro sistema di governance. Il Ministro ha ricordato i passi che hanno condotto all’attuale situazione: il lungo periodo della prima gestione commissariale, che non ha portato a individuare alcun operatore interessato a rilevare la compagnia e poi il cambio della strategia, con la nomina di un nuovo commissario.



Tutto questo, però, appartiene a un passato ormai remoto: la pandemia Covid-19 ha praticamente cancellato il trasporto aereo: nella scorsa settimana (20-26 aprile) in tutto il mondo sono stati operati il 66% di voli in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In quasi tutti i Paesi europei la riduzione è intorno al 90%: Spagna -95,1%, Germania -93,7%, Francia -91,7%, UK -93,2. L’Italia, dopo avere toccato una riduzione del 92,2%, è ora risalita a una riduzione dell’81,2% (Fonte Oag).

Questa situazione ha cambiato profondamente le cose, azzerando molte distanze: usando un facile paragone, è come quando in una corsa di Formula 1 un grave incidente richiede l’intervento della safety car: i vantaggi accumulati in molti giri da chi è nelle prime posizioni rapidamente sono annullati e tutti si ritrovano vicini e attendono la ripartenza “quasi” nelle stesse condizioni.



La situazione di emergenza ha prodotto un primo importante effetto sospendendo le normative che vietano gli aiuti di Stato: senza aiuti rischiamo di perdere l’intero settore del trasporto aereo europeo e quindi la situazione italiana, che era una grave anomalia, è diventata, nel giro di poche settimane, una normalità.

Un secondo aspetto di grande importanza è che tutti i contratti di fornitura nel settore devono essere rinegoziati, pena anche in questo caso, una catena di fallimenti. Alitalia si trova quindi nella condizione di poter rinegoziare contratti di fornitura e di noleggio degli aeromobili in un contesto caratterizzato da un generale crollo dei costi.

C’è un terzo aspetto che il Ministro ha citato: il vuoto di prenotazioni che caratterizza la situazione attuale renderebbe più agevole il passaggio di Alitalia dall’alleanza SkyTeam a quella concorrente, Star Alliance: non che questo debba essere di per sé un vantaggio, ma la possibilità aumenta la forza contrattuale, anche nell’ipotesi di rimanere all’interno dell’alleanza attuale.

C’è quindi, indubbiamente, una possibilità di ripartenza, ma ci sono anche temibili concorrenti, con i quali dovremo spartire un mercato molto più piccolo. Riprendendo l’esempio della safety car, avviene in qualche caso che alla ripartenza ci sia un sorpasso ma, normalmente, dopo pochi giri chi era in fondo si ritrova a crescente distanza dal primo. Se la pausa può annullare lo svantaggio accumulato non può, però, eliminare i motivi che lo avevano causato, soprattutto se di natura strutturale. Lo stesso per Alitalia: la ripartenza apre delle possibilità, ma la nuova società dovrebbe poter riprendere la corsa senza essere gravata dai problemi che ne hanno determinato il sostanziale fallimento. Invece, nell’audizione, non sono emersi elementi di novità: la preoccupazione del consenso, che ha sempre impedito di assumere le decisioni necessarie, ha portato anche questa volta a dire che il settore volo è importante e che quindi il numero degli aerei sarà elevato; che la manutenzione lo è altrettanto e che l’handling è addirittura un comparto “molto redditizio”.

Al ritornello del “non possiamo fare a meno di una compagnia di bandiera” si aggiunge l’auspicio di ritrovarsi con un’impresa pubblica in grado di contribuire con i propri utili al bilancio dello Stato. Chissà perché viene in mente il Vate: ” … la favola bella che ieri t’illuse, che oggi m’illude, oh Ermione”.