E così, dopo il ventilato ritorno dei Benetton in Alitalia, messo in discussione una marea di volte, mancava solo la candidatura, pardon, l’autocandidatura del Presidente della Lazio Lotito a completare un quadro di una ilarità unica, paragonabile solo ai mini bond modello Patacon argentini che alcuni esponenti del Governo attuale volevano lanciare non più di una settimana fa. Ed ecco spuntare poche ore fa quello che meno ti aspetti, però in una questione dove, finora, di serio si è visto ben poco (com’era prevedibile visto i personaggi che decidono) e che ha confermato ancora una volta il dilettantismo che ormai spopola politicamente a livello nazionale. Perché è chiaro che, dietro la ridda dei personaggi che si affacciano alla conduzione della ex gloriosa compagnia di bandiera, si nasconde una confusione che, come purtroppo in altri campi, regna sovrana e che finora ha portato questo Governo a far vivere all’Italia un’operetta francamente disdicevole, che è poi il remake della fumosa operazione “capitani coraggiosi” che di nome è rimasta poi solo in una tournée di due famosi cantanti nostrani. Ma che ha significato un fatto che ha portato dal 2009 allo spreco di denaro pubblico come non era mai accaduto nella storia industriale d’Italia.



Certo è che, come in quel famoso caso, chiunque si faccia avanti sarà comunque qualcuno  che punterà non solo sul copioso aiuto dello Stato, non tanto mascherato nel 2009, quanto poi su vantaggi a titolo personale che chi pretenderà di controllare Alitalia vorrà in cambio di questa responsabilità. Film già visto… Insomma, non si sa più con che mezzi risolvere la questione, ma, lo ripeto fino alla noia, finché non si proporrà al timone della nostra beneamata aerolinea qualcuno che sappia la differenza tra un Jumbo 747 e un elefante da circo la storia non cambierà mai, dando fiato alle trombe di chi vorrebbe Alitalia morta e sepolta e i suoi dipendenti licenziati in tronco.



Siamo alle solite, ma perché costa tanto trovare qualcuno che conosca bene un settore e possa portarlo allo sviluppo, anziché puntare su giocolieri economici che, ormai lo sanno anche i sassi, puntano solo al loro tornaconto? À uno dei “misteri” che attanagliano il nostro Paese al punto di far pensare che non esista nessuno con queste capacità: invece poi i fatti ci dimostrano sempre che all’estero i nostri manager operano nei campi più disparati con enorme successo, spesso però al di fuori da pirandelliane logiche politiche che, se applicate, soffocano il prodotto che si vorrebbe costruire prima di nascere.



Francamente sarebbe ora di dire basta e di mettersi a usare il cervello una buona volta: il prodotto in questione c’è, le competenze pure, dato che il personale è affidabilissimo e ha costi ormai ridicoli. Allora perché si parla sempre di ridurlo? Ma è chiaro, per procedere alla ciclopica cavolata di esternalizzare i servizi: fatto che già all’epoca dei “coraggiosi” si rivelò un errore che poi alla fine mise ko vari bilanci. Sarebbe come pretendere di costruire la squadra di calcio del Barcellona con giocatori cinesi e poi chiederle di vincere tutto.

Scusate, ma qui c’è un’evidenza che nessuno vuol vedere: abbiamo un prodotto in grado di aiutare fortemente non solo l’industria turistica, ma tutta l’economia del Paese e facciamo di tutto per far sì che non funzioni. Perchè la semplicità della soluzione è disarmante: investire capitali affinché Alitalia possa rafforzarsi nel settore del lungo raggio con l’immissione di nuovi aerei (almeno una decina) nell’unico settore dove si producono guadagni nel campo aereo commerciale in modo da creare un competitor valido, che però, come nel 1998, romperebbe le scatole a vari Paesi che puntano al controllo del secondo mercato europeo per quanto concerne i passeggeri.

Non è così difficile  trovare gente che abbia esperienza nel settore e che prenda in mano le redini della questione. Alcuni sono pure collaboratori di questa testata e le loro analisi sono chiarissime. Ma non vengono minimamente considerate perché forse la volontà di costruire un’Italia economicamente forte non si unisce alle politiche imposte da un’Unione europea che ormai sta diventando una prateria solo per gli interessi di alcuni Stati membri rispetto ad altri.

Ma forse, alla base di tutto, a certi livelli, con buona pace di tutti noi, manca la cultura necessaria per creare tutto ciò e ancora procediamo con un’improvvisazione alla quale però manca la genialità che fino a non molto tempo fa avevamo nel nostro DNA. E allora avanti Lotito. Amen