Caro direttore, la crisi del trasporto aereo è arrivata durissima per Alitalia. La compagnia aerea che perdeva già due milioni di euro al giorno prima della più grande crisi del settore, si è ritrovata dunque in una situazione davvero complicata. I soldi dell’ultimo prestito ponte sono stati bruciati in nemmeno 3 mesi.



Il Governo ha deciso di andare verso la nazionalizzazione con circa 500 milioni di euro da parte del contribuente pubblico, dopo che nel corso degli ultimi due anni e mezzo i diversi Governi avevano già prestato 1,5 miliardi alla compagnia tramite i famosi prestiti ponte. I quali sono al vaglio della Commissione europea, ma non torneranno mai più nelle tasche degli italiani. Andranno infatti certamente a finire nella badco, la “cattiva compagnia”, insieme a tutti i debiti verso i contribuenti, i fornitori e i creditori in generale. Il buco potrebbe essere superiore a 2 miliardi di euro solo per la badco.



Non si capisce come la compagnia, che già non era strategica prima della crisi, dato che trasportava solo l’8% dei passeggeri da e per l’Italia, possa diventare strategica all’improvviso. Tanto più che dopo questa nazionalizzazione Alitalia prevede di avere circa 30 aeromobili, ridando indietro quelli in leasing (la maggior parte). Di fatto una compagnia piccolissima che non avrà molte possibilità di sopravvivere sul mercato alla fine della crisi, se non con ulteriori aiuti pubblici.

La strategicità non è dunque rilevabile da un punto di vista dei numeri e tanto meno dal punto di vista del salvataggio dei cittadini italiani che si trovano all’estero. Altre compagnie, come Neos o Blue Panorama e altri operatori continuano a riportare indietro gli italiani e non si capisce perché un eventuale servizio pubblico debba essere fatto dalla compagnia più inefficiente, vale a dire Alitalia. L’inefficienza deriva dal fatto che prendendo i bilanci di tutte le compagnie aeree, Alitalia era l’unica ad avere “in tempo di pace” un margine molto negativo.



Se mai un servizio pubblico dovesse essere fornito allo Stato italiano, dovrebbe essere dato in funzione della logica del minor spreco possibile proprio in questo momento che la situazione delle finanze pubbliche italiane sono in forte crisi. E invece il Governo ha deciso di mettere altri soldi in Alitalia e di non aiutare di fatto il settore aereo se non con un rifinanziamento del fondo per la cassa integrazione (che prima era finanziato da tasse assurde su ogni passeggero aereo italiano). Nessuna misura è stata presa per dare liquidità al settore e si è deciso invece di andare verso l’aiuto di una compagnia che alla fine della crisi trasporterà probabilmente meno del 5% dei passeggeri italiani.

Il settore dei trasporti ha necessità di aiuto in questo momento, dal trasporto ferroviario alla logistica, ma non si possono prendere decisioni che distruggono ulteriormente il mercato come quella di dare soldi solo a un operatore.

La logistica e i trasporti sono strategici e questo dovrebbe essere preso in considerazione dal Governo. Alitalia ha invece avuto 10 miliardi di euro di possibilità di risollevarsi prima della crisi, 10 miliardi di euro dati dal contribuente negli ultimi 12 anni.

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