Dopo tensioni, trattative semi-fallite e possibili aperture in questi ultimissimi giorni, la situazione attorno ad Alitalia arriva all’ennesima svolta già “vista” in passato: il Governo Conte-2 nel Decreto Fiscale – quasi pronto ad essere approvato per collegarlo alla Manovra 2020 – ha inserito un ulteriore prestito ponte di 350 milioni di euro per la durata di 6 mesi, motivandolo con «indilazionabili esigenze gestionali». Secondo l’ultima bozza di Dl Fiscale approvato “salvo intese” all’alba di mercoledì, si legge quanto emerso oggi all’Agenzia Ansa: «Per consentire di pervenire al trasferimento dei complessi aziendali facenti capo ad Alitalia – Società Aerea Italiana – in amministrazione straordinaria, si legge, e alle altre società del medesimo gruppo anch’esse in amministrazione straordinaria, con decreto del ministro dello Sviluppo economico di concerto con il ministro dell’Economia e delle finanze, e’ concesso in favore delle stesse società in amministrazione straordinaria, per le loro indilazionabili esigenze gestionali, un finanziamento a titolo oneroso di 350 milioni di euro». Nell’articolo 52 del Decreto Fiscale si legge poi ulteriormente «Il finanziamento è concesso con l’applicazione di interessi al tasso euribor a sei mesi pubblicato il giorno lavorativo antecedente la data di erogazione, maggiorato di 1.000 punti base, ed è restituito, in prededuzione, con priorità rispetto a ogni altro debito della procedura, entro sei mesi dalla erogazione e, in ogni caso, entro 30 giorni dall’intervenuta efficacia della cessione dei complessi aziendali. Il finanziamento di può essere erogato anche mediante anticipazioni di tesoreria».



STATO SALVA (ANCORA) ALITALIA, MA PER 6 MESI

Un altro, l’ennesimo, “salvagente politico” che giunge nei giorni in cui la trattativa tra Ferrovie dello Stato, Mef e Autostrade per l’Italia si è freddato dopo che il Governo ha rilanciato la revoca delle concessioni per le autostrade ad Aspi; a quel punto Atlantia ha fatto intuire che non avrebbe avuto alcun senso entrare nel salvataggio di Alitalia e poi vedersi “revocato” la concessione sulle Autostrade, un “non senso” commerciale e aziendale. Lì allora lo stallo si è reso praticamente immobile dando al Governo l’unica scelta possibile per salvare la compagnia, un ennesimo prestito ponte: «pari a 7 anni di risparmi di tagli dei Parlamentari», commenta sarcastico Calenda dopo che per 30 mesi l’amministrazione straordinaria di Alitalia non è riuscita a portare assieme al Governo un accordo sostanziale per la vendita della società. Si arriva così al settimo rinvio di questi ultimi anni, stando l’assenza di offerte vincolanti: Fs e Alitalia hanno chiesto altre 8 settimane per formulare una vera e propria offerta da rilanciare al Mef nei prossimi mesi. La gestione Di Maio, dopo i fallimenti del passato, non ha portato a nulla e ora tocca a Patuanelli (Mit) e Gualtieri (Tesoro) occuparsi dell’ultima tranche decisiva per – si spera – il salvataggio completo dell’ex compagnia di bandiera. In una nota assai critica, il deputato LeU Stefano Fassina attacca «Sull’Alitalia il quadro è sempre più preoccupante. Siamo oltre la pluriprorogata scadenza del 15 ottobre e nessuna soluzione credibile è in vista. Anzi, arriva un altro prestito, 350 milioni di euro, oltre i 900 milioni già sborsati dal bilancio dello Stato. Si persevera su una strada sbagliata che, nel migliore dei casi, porta a un ‘piano biennale di fallimento».

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