Parlare di “settimana decisiva” per Alitalia rischia sempre di suonare come esagerato e “già sentito”, ma il pressing atteso nei prossimi giorni potrebbe davvero vedere quello “sprint” necessario per far decollare la newco “Ita”: come ribadito ieri dal Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, «Questa trattativa con Bruxelles io auspico che porti a una soluzione positiva». Il braccio di ferro con la Commissione Europea è giunta infatti alle fasi conclusive, anche se non sono pochi i nodi ancora da risolvere: su tutti, il brand di Ita, il trasferimento degli asset e la parziale cessione degli slot negli scali europei.



I negoziati però proseguono, con il Governo Draghi impegnato (in prima fila i Ministri Giorgetti e Franco) a dimostrare la piena discontinuità di Ita rispetto alla “vecchia” Alitalia: nel frattempo oggi i lavoratori della ex compagnia di bandiera italiana sono tornati in sit-in davanti al Ministero dell’Economia e delle Finanze contro «il ridimensionamento della compagnia aerea», ipotesi non scartata del tutto dal braccio di ferro Italia-Ue. «Stanno svendendo tutto e non vogliono riceverci ma devono spiegarci perché hanno pianificato un piano industriale di questo tipo dato che possono rimanere tutti i dipendenti senza fare questo spezzatino», attacca un lavoratore di Alitalia sceso in piazza con i sindacati di categoria, contattato da Fanpage.it.



ALITALIA-ITA, TUTTI GLI ALTRI NODI

Secondo quanto accordato in sede diplomatica europea, Alitalia dovrà cambiare il nome, il logo e potrebbe perdere metà degli slot di Milano Linate (venduti a Ryanair, Lufthansa e EasyJet): «è chiaro che se fossimo stati proni alla Commissione europea, la trattativa sarebbe stata chiusa tre mesi fa», attacca il Ministro del Mise ieri all’evento della scuola di formazione politica della Lega, «è chiaro che la nuova compagnia aerea molto probabilmente sarà diversa, molto più ristretta su rotte e velivoli e soprattutto non potrà avere in sé tutte le parti che aveva prima come l’handling e la manutenzione». L’intento di Giorgetti e Draghi è quello di ottenere una compagnia aerea «competitiva», ma non solo: «la prospettiva di Ita è di aumentare il suo spettro di attività. Il piano di ammortizzatori sociali e di politiche attive del lavoro è già allo studio con il ministro Orlando».



Molto critici ancora i sindacati nazionali, in particolar modo contro Bruxelles: «Su Alitalia è inaccettabile l’atteggiamento discriminatorio della Commissione Ue, che non autorizza il piano industriale che prevede il trasferimento delle attività alla nuova compagnia con un impegno di 3 miliardi dello Stato. Bruxelles ha autorizzato la ricapitalizzazione di altre compagnie europee per importi ben superiori: 10,4 miliardi per Air France-Klm e 9 per Lufthansa», dichiara Luigi Sbarra, segretario generale Cisl, «Non erano aiuti di Stato? Sono due pesi e due misure. Sono i colpi di coda di un’Europa miope che ostacola lo sviluppo con scelte sbagliate e discutibili». Dalla Commissione Ue è giunta in giornata una replica ‘piccata’ all’ANSA di un portavoce dell’esecutivo: «La Commissione Ue ha applicato la stessa valutazione fatta per Alitalia ad altre compagnie nella stessa situazione, comprese Corsair e Tap. Al contrario, Air France e Lufthansa non erano in difficoltà alla fine del 2019». Insomma, chiosa la Commissione, il taglio di slot non è il medesimo visto in altre occasioni «Air France e Lufthansa hanno dovuto cederne dove avevano una presenza significativa per garantire una concorrenza effettiva, mentre per Alitalia si tratta di dimostrare la discontinuità economica tra la vecchia e la nuova compagnia».