Dallo scoppio della guerra tra Hamas e Israele il 7 ottobre con la pioggia di missili dalla Striscia di Gaza verso Tel Aviv, in tutto il mondo sembra crescere sempre di più l’antisemitismo. Pochi giorni fa a Parigi, infatti, sono riapparse le stelle di David sulle case degli ebrei, triste ricordo dei totalitarismi del 900, mentre nell’intera Francia (che ospita la più numerosa comunità ebraica europea) si sono registrati più di 500 casi.



Numeri, quelli dell’antisemitismo, che fanno tremare la comunità ebraica internazionale e che si ripetono più o meno simili in tutti i grandi stati mondiali. Nel Regno Unito, per esempio, i crimini di odio antisemita sono stati oltre 200 (13 volte in più dello scorso anno), mentre in Germania se ne registrano il 240% in più. E così, purtroppo, seguendo quella che sembra un’ondata di odio sempre più inarrestabile, anche in Italia si sono registrati, dallo scoppio della guerra, 71 crimini riconducibili all’antisemitismo. Emblematico, negativamente, l’oltraggio alla pietre di inciampo dedicate agli scomparsi nei campi di sterminio a Roma, mentre nelle grandi città sono stati distrutti o bruciati i manifesti sui civili israeliani rapiti dai terroristi.



Lia Levi: “L’antisemitismo è inquietante, temo una nuova Shoah”

Commentando questa triste e preoccupante ondata di antisemitismo che si registra nel mondo, Lia Levi, sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, si è detta preoccupata, sulle pagine di Repubblica, al pensiero che “una nuova Shoas sia possibile“. Confessa che “il mio ottimismo sta vacillando”, portandola a pensare sempre di più che “quell’orrore della storia del mondo” potrebbe ripetersi.

“I segnali di un nuovo antisemitismo”, spiega ancora Lia Levi, “sono inquietanti” sottolineando che “la mia fiducia vacilla”, ma dicendosi anche parzialmente sollevata dal fatto che “le condizioni storiche sono diverse, che allora il razzismo era una faccenda di Stato e che oggi le nostre democrazie hanno gli strumenti per difenderci”. Ritiene, a livello italiano, particolarmente preoccupante “il danneggiamento delle pietre di inciampo“, che oltre ad un segnale dell’antisemitismo incalzante è anche “un gesto di cancellazione: è come se Michele Ezio Spizzichino e Amedeo Spagnoletto o Eugenio e Giacomo Spizzichino, tutti deportati nei campi, venissero uccisi una seconda volta”.