Continua a destare preoccupazione la diffusione dell’influenza aviaria. Ed è subito allarme. Già inizia ad essere alimentato il clima di tensione che parla di una possibile pandemia. Eppure, come riporta Adnkronos, sul fronte OMS sembra esserci l’intenzione di smorzare le ipotesi emergenziali, senza comunque trascurare l’adozione di misure cautelative.



L’emergenza sull’aviaria è stata confermata a fine aprile negli Usa, quando si è iniziato a parlare di alta patogenicità. La sua propagazione infatti è elevata tra uccelli selvatici, pollame, mammiferi terrestri e marini, fino ad arrivare anche ad allevamenti di mucche da latte, al punto da far dubitare della sua possibile trasmissione all’uomo. L’OMS sta vigilando attentamente sulla tutela della salute pubblica, confermando come il livello di diffusione sia da basso a moderato per le persone esposte ad animali infetti. Pochissimi, del resto, i casi di influenza aviaria dal 2021 (ne sono stati registrati solo 28), e nelle ultime settimane solo una segnalazione.



AVIARIA: LE INDICAZIONI OMS

Le indicazioni fornite da Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno parlato di tracce di virus dell’aviaria nel latte crudo degli Stati Uniti. Il latte pastorizzato invece sembrerebbe uccidere i residui del virus. L’OMS, sulla base di queste rilevazioni, ha dunque consigliato di consumare in tutti i Paesi preferibilmente latte pastorizzato, per essere più sicuri che l’uomo non sia in alcun modo infettato.

Dalle ulteriori rassicurazioni giunte dalla stessa organizzazione sappiamo inoltre come ad oggi almeno 220 persone sono monitorate e almeno 30 sono state sottoposte a test. Mentre la lista di coloro che è entrata in contatto con animali infetti è molto più lunga, e dunque potenzialmente a rischio. Ma già da questi dati si può avere la conferma di come l’aviaria abbia una bassissima probabilità di infettare l’uomo, senza in ogni caso abbassare la guardia e mettendo in atto tutte le precauzioni del caso.