Anche Bankitalia solleva qualche dubbio sugli effetti della transizione forzata al green nel settore dell’automotive. Come riportato da La Verità, l’allarme è stato lanciato in uno studio: l’Italia è avanti sui brevetti ma in ritardo nell’industrializzazione. Andrea Orame e Daniele Pianeselli hanno firmato un “paper” per analizzare le strategie di transizione verso l’elettrico tra Italia e Europa nel periodo 2013-2018 sulla base del numero di brevetti collegati con tecnologie a basso impatto ambientale e l’attività di fusione e acquisizione delle imprese.
Secondo gli esperti, il comparto italiano dell’auto rischia di restare indietro nella transizione verso il motore elettrico. Il motivo? Il minor numero di fusioni e acquisizioni realizzati, non compensato dalla crescita interna di ricerca e sviluppo. Per questo motivo, le misure pubbliche dovrebbero essere mirate alle attività di fusione e acquisizione delle azione, non all’acquisto di auto a bassa emissione da parte dei consumatori.
Allarme Bankitalia su transizioni auto green
Come sottolineato dall’Ansa, il documento ha posto l’accento sullo choc tecnologico del 2015 innescato dallo scandalo Dieselgate della Wolkswagen e dall’accordo di Parigi e la successiva reazione delle diverse aziende europee ed italiane. L’aumento del numero di brevetti relativi a tecnologie a basso impatto ambientale è importante, ma non è sufficiente: “Tuttavia, solo recentemente stanno sviluppando le competenze necessarie per la produzione di motori elettrici, soprattutto attraverso l’attività innovativa interna”. I ricercatori di Bankitalia hanno aggiunto: “Le aziende europee, invece, stanno consolidando un processo già intrapreso in precedenza, intensificando le operazioni di fusioni e acquisizioni. Queste diverse strategie potrebbero determinare un ritardo del settore dell’auto italiano rispetto a quello europeo e avere ripercussioni sulle quote di mercato delle imprese nazionali”.