Prima il Covid, poi le fiammate dei prezzi energetici e delle materie prime hanno portato a un aumento consistente dei costi di produzione per le aziende alimentari. Che si sono, almeno in parte, ribaltati sui distributori. L’ultimo biennio ha quindi fatalmente inasprito i contorni di una relazione, quella tra imprese e retailer, che non è mai stata semplice. E che a oggi non ha ancora trovato un nuovo equilibrio stabile e consolidato. Parte da qui la provocazione che il Cavalier Podini, patron di MD, ha lanciato all’industria durante la settima edizione del Forum Food & Beverage promosso da The European House Ambrosetti che dal 9 al 10 giugno ha riunito a Bormio imprenditori e manager del settore alimentare.
“Nel 2022 – ha detto Podini – le aziende ci hanno richiesto di rivedere al rialzo le tariffe di acquisto. Una domanda che aveva senza dubbio ragioni oggettive. Ora però le contrattazioni procedono a vista, prevedendo aggiornamenti continui, che spesso abbracciano archi temporali molto ristretti, non più lunghi di qualche mese. Il retail, invece, ha bisogno di elaborare programmazioni di respiro più ampio. Ha bisogno, insomma, di sapere oggi in quale scenario si dovrà muovere a dicembre”.
Imprese e distributori si trovano dunque su posizioni distanti. Sullo sfondo, però, devono confrontarsi con un unico minimo denominatore: la contrazione del potere di spesa del consumatore che, stando proprio alle stime presentate durante l’evento, continua a dover fare i conti con un tasso di inflazione arrivato a incidere sul carrello della spesa alimentare per oltre il 12%. E proprio su questo punto, Podini ha voluto lanciare un appello alla politica. “In uno scenario nel quale i fatturati crescono spinti dall’inflazione e nel quale però i volumi calano – ha detto -, per assicurare la tenuta dei consumi è necessario pensare a rafforzare gli stipendi delle fasce più basse. Servono aumenti pari ad almeno 25-30 euro al mese detassati”.
Un sasso lanciato nello stagno, una richiesta precisa che ha trovato d’accordo anche Maura Latini, Amministratrice delegata di Coop Italia. “Se non riusciremo a restituire risorse alle fasce più deboli, difficilmente i consumi potranno tenere – ha ribadito Latini -. Dobbiamo quindi fare fronte comune. E questo sia nella fase negoziale tra le parti, sia nel disegnare un sistema-Paese capace di rispondere alle esigenze di un contesto nuovo. Dobbiamo pertanto dialogare, uniti, con le istituzioni, che però, purtroppo, sono finora state il grande assente: non hanno aiutato le imprese a recuperare efficienza, non permettendo loro di disporre di quei margini di manovra economica necessari, anche, a sostenere i redditi più bassi”.
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