“Quella della natalità è una sfida bipartisan che si vince in un solo modo: tutti insieme”. Gigi De Palo, il vulcanico presidente della Fondazione per la Natalità, lo ha ripetuto in tutte le salse nella prima tappa del tour degli Stati Generali della Natalità, che si sono svolti martedì scorso a Bologna. L’obiettivo, ha detto De Palo, è quello dato dall’Istat: tornare a mezzo milione di nuovi nati entro il 2033, traguardo davvero ambizioso. “Si può fare – ha incalzato l’ex presidente del Forum Famiglie , ma occorre farlo in fretta perché non c’è più tempo, serve un impegno forte, di lungo periodo e sinergico fra politica, società civile e mondo economico del Paese, a prescindere dalle bandiere di partito”. De Palo ha parlato di “un vero e proprio piano Marshall per la natalità” che passa da una fiscalità più equa, da sinergie con le amministrazioni locali e da un coinvolgimento del sistema economico, bancario, sportivo, associazionistico e della stessa Chiesa.



“Dobbiamo alzare il livello di consapevolezza delle ricadute della denatalità sul sistema-Paese ma anche sottolineare la necessità di un’azione collettiva e generale: il futuro è responsabilità di tutti, dalla politica alle scuole, dal mondo del lavoro ai media” ha aggiunto Enrico Biscaglia, presidente dell’associazione Bologna Bene Comune che ha collaborato all’organizzazione della tappa felsinea.



Un po’ di numeri

“I dati ci dicono che i giovani italiani vorrebbero avere figli, ma, in assenza di un adeguato ecosistema sociale, legislativo, economico, la scelta viene ritardata sempre di più trasformandosi spesso in un’implicita rinuncia. Non a caso siamo il Paese in Europa con età media più tardiva a cui si arriva ad avere il primo figlio e la natalità media più bassa, appena 1,24 figli per coppia contro gli 1,8-1,9 di Paesi come Svezia e Francia, le realtà più vicine alla soglia desiderata di 2 figli per coppia”, ha spiegato Alessandro Rosina, demografo e ordinario alla Cattolica di Milano.



A fare il punto sulla situazione in Emilia-Romagna è stato Gianluigi Bovini, statistico e demografo: “In regione è in corso un profondo inverno demografico: dopo il valore elevato del 2009, con oltre 42mila nuovi nati, è iniziato un processo ininterrotto di diminuzione delle nascite che ha toccato il minimo storico nel 2022, con 29.615 nati e che peggiorerà di un altro 3,3%, pari a 888 nuovi bambini in meno, nel 2023 secondo quanto anticipato dall’ISTAT”.

La parola ai politici (e al Card. Zuppi)

Che le culle vuote rappresentino un problema bipartisan lo hanno “ammesso” anche i politici presenti agli Stati Generali della Natalità. Dal sindaco di Bologna Matteo Lepore (“dalla crisi demografica si esce solo con una grande alleanza che dia vita a un ecosistema virtuoso con al centro la sua persona e tutti i suoi bisogni: economici, sociali, ambientali”), al presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini (“dobbiamo lavorare insieme, aldilà delle differenze politiche per risalire insieme: i Governi di Destra e Sinistra fin qui si sono occupati poco e male di politiche della natalità e del sostegno alla famiglia”) fino alla ministra Eugenia Roccella (“c’è ancora tanto da fare, anche perché i dati ci dimostrano che la denatalità è un problema quantomeno europeo, dunque bisogna trovare chiavi innovative per invertire il trend demografico”). Non sono mancati screzi e scambi di accuse tra i politici presenti (in particolare da parte di Bonaccini contro ministra e Governo). A concludere in maniera ecumenica ci ha comunque pensato l’arcivescovo di Bologna e presidente Cei card. Matteo Maria Zuppi: “Quello della natalità è un tema decisivo ed è importante vedere come, ognuno per strade diverse, tutti giungano a percepirlo come centrale – ha detto – Ma se c’è accordo sull’importanza, occorre impegnarsi perché le priorità di tutti si incontrino: serve un’alleanza che metta da parte, come già diceva Papa Giovanni XXIII, ciò che ci divide e ci faccia scegliere ciò che ci unisce”.

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