Allarme gas Sarin nel quartier generale di Facebook. Nella California, nel cuore della Silicon Valley, quattro strutture dove ha sede appunto il noto social network sono state evacuate nelle scorse ore, dopo che sono state rinvenute delle tracce del letale gas nervino, in alcune buste recapitate presso il magazzino dell’ufficio postale interno. Il sarin è considerato una letale arma di distruzione di massa, ricorda Fanpage, e di conseguenza sono dovute intervenire le autorità che hanno isolato la zona, e nel contempo che sono risalite alle persone entrate in contatto con le buste in questione: si tratterebbe di due dipendenti che al momento non avrebbero mostrato i sintomi legati all’esposizione alla sostanza nociva, come riportato dai media americani. Sulla vicenda è intervenuto anche Anthony Harrison, il portavoce del social blu, che ha confermato l’evacuazione e l’arrivo del plico, senza però confermare la presenza del sarin.
ALLARME GAS SARIN NELLA SEDE DI FACEBOOK
«Alle 11 di questa mattina (ora del Pacifico, ndr) – le parole di Harrison riportate dal tabloid britannico Telegraph – un pacco consegnato a una delle nostre sale di posta è stato ritenuto sospetto: abbiamo evacuato quattro edifici e stiamo conducendo un’indagine approfondita in coordinamento con le autorità locali. Le autorità non hanno ancora identificato la sostanza trovata. A partire da ora, tre degli edifici evacuati sono stati ripuliti per il ripopolamento. La sicurezza dei nostri dipendenti – ha aggiunto e concluso – è la nostra massima priorità e condivideremo informazioni aggiuntive quando saranno disponibili». Il sarin è un gas nervino letale che non presenta odore ne’ colore, e di conseguenza è impossibile da individuare se non dietro appositi rilevamenti; inoltre, si può trasmettere tramite contatto o per inalazione. L’Abc ha spiegato che sarebbe stato effettuato un secondo test sulla presenza del gas risultato però negativo. Harold Schapelhouman, numero uno dei pompieri di Menlo Park ha ammesso: «Alcune volte i macchinari fanno degli errori». Sul caso indaga l’Fbi.