È allarme Hiv nel Lazio, dove sono stati registrati nell’ultimo anno 323 dei 1.770 casi d’Italia. Per quel che concerne l’Epatite C, invece, le positività totali sono state 55, di cui 23 nella Regione. Le stime arriva da Villa Maraini. I numeri in questione non sono drammatici, ma come riportato dal Messaggero la sensazione è che entrambe le malattie siano ben lontane dall’essere debellate.
L’aspetto che preoccupa maggiormente è che il contagio nella maggior parte dei casi avviene in maniera casuale, ma l’infezione può essere subdola e manifestarsi soltanto a distanza di tempo. Il 44% delle persone positive ha scoperto di esserlo tardivamente, riscontrando i primi sintomi come una forte diminuzione dei linfociti. La malattia, in tal senso, rende pazienti a vita. Non c’è infatti la possibilità di una guarigione completa, ma è necessario seguire costantemente una terapia per condurre una vita normale. È per questo motivo che gli esperti puntano sulla prevenzione.
Allarme Hiv nel Lazio: 327 casi su 1770, fondamentale è la prevenzione
I modi attraverso cui l’Hiv si è diffuso nel Lazio, attualmente la regione italiana con più casi di positività, sono diversi. Una però è predominante. La maggior parte delle persone (l’83,5%) ha infatti contratto l’infezione sessualmente, con il 44% dei pazienti che sono eterosessuali. Le stime tuttavia sono diverse per l’Epatite C. In questo caso infatti il 38,8% dei contagi avviene per ricorso a trattamenti estetici come manicure, piercing e tatuaggi, attraverso l’utilizzo di strumenti non sterilizzati in modo adeguato.
Gli esperti, a tal proposito, hanno lanciato un appello. “Durante la pandemia, purtroppo, l’accesso ai test è diminuito, per questo c’era stata una apparente diminuzione dei casi. Tra l’altro, forse, abbiamo archiviato troppo presto il problema. È fondamentale iniziare subito una terapia che oggi è molto efficace. Più passa il tempo maggiori sono i danni al sistema immunitario”, ha affermato il professor Roberto Cauda.