Abbassare i tassi di interesse e permettere alle aziende di investire per restare al passo con i tempi, quelli dell’innovazione e anche della transizione green. L’Europa, che da una parte chiede alle imprese di adeguarsi alle norme per il rispetto dell’ambiente, è la stessa che, attraverso la BCE, alza i tassi di interesse e quindi rende più difficili gli investimenti di cui le aziende hanno bisogno. Per questo, spiega Marco Accornero, segretario generale dell’Unione Artigiani della Provincia di Milano, la prima richiesta che viene dal mondo delle aziende è di abbassare i tassi, per facilitare l’accesso al credito e garantire un futuro al passo con i tempi al mondo della piccola e media impresa. Di fronte ai dati europei che prevedono una crescita dello 0,7% del PIL per l’Italia nell’anno in corso e dell’1,2% per l’anno prossimo, gli imprenditori vogliono soprattutto questo. Ma hanno bisogno anche di manodopera e della riduzione della burocrazia.



Il dato del PIL italiano è in diminuzione (-0,2%) rispetto alle previsioni, ma comunque meglio di altri Paesi europei. Cosa significa per le imprese, che futuro annuncia?

Voglio partire da una considerazione generale: capita sempre che il dato effettivo della crescita del PIL sia inferiore alle previsioni. In realtà, si tratta di una tecnica di bilancio: tutti i governi, non solo quello in carica, fanno previsioni un po’ più ottimistiche della realtà in maniera tale che a un PIL maggiore corrispondano maggiori entrate, giustificando ulteriori spese. Poi, purtroppo, il PIL non cresce come indicato dalle previsioni, però le spese rimangono e quindi aumenta il debito pubblico.



È un modo per continuare a fare debito senza dirlo?

Sì, è così. Ai mercati vengono date previsioni che autorizzerebbero una spesa più alta. Poi il PIL cresce di meno e la differenza diventa debito pubblico. Per quanto riguarda i dati, se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, seppure si tratti di una crescita ridicola rispetto a quella degli USA, la nostra è superiore a quella di molti Paesi europei, comprese Francia e Germania. Una volta tanto non siamo gli ultimi della classe.

Ma la realtà delle imprese qual è in questo momento?

Parlo per quello che conosco meglio, l’economia milanese e il suo artigianato. Il trend è positivo, anche se l’area di Milano ha sempre andamenti migliori rispetto al resto del Paese. Anzi, le imprese lamentano il fatto che non trovano manodopera. La voglia di crescita delle imprese, però, è frenata dai tassi di interesse. Credo sia giunto il momento di abbassarli, sia perché molto della spinta inflazionistica si è ridotta grazie al fatto che sono scesi i prezzi delle materie prime e dell’energia. Se i dati indicano che l’inflazione è tornata sotto controllo, la BCE dovrebbe abbassare i tassi, anche se l’influenza degli Stati Uniti si farà sentire. Se il denaro vale più negli USA che in Europa, è possibile che masse ingenti di capitali si spostino lì. Credo che le politiche BCE rimarranno legate a quelle della FED.



Cosa significherebbe concretamente per le aziende un abbassamento dei tassi di interesse, quali circostanze favorevoli si creerebbero?

Siamo nel bel mezzo di una rivoluzione tecnologica e ambientale. Le imprese, sia per seguire la domanda di prodotti che hanno, specie dall’estero, sia per affrontare le innovazioni tecnologiche come l’intelligenza artificiale, sia per adattare processi e produzioni alle nuove necessità ambientali, hanno bisogno di investimenti. Per fare questo devono rivolgersi al credito bancario: se il denaro costa tanto, questo investimento costa di più. E se rimando, abbasso la reddit ività delle imprese, se non l’annullo. Da un lato, le aziende sono obbligate, per mercato e normative, a fare investimenti; dall’altro, se vanno in banca a chiedere i soldi per questi investimenti, li ottengono a un prezzo alto, che mette in difficoltà i loro conti economici.

La svolta ambientale è stata impressa soprattutto dalle normative UE. Da un lato, l’Europa, intesa come Commissione Europea, vi chiede di investire e dall’altro, la stessa istituzione, questa volta attraverso la BCE, pur agendo per bloccare l’inflazione, rende troppo costoso il denaro per farlo?

Se non si vuole procedere con un abbassamento generalizzato dei tassi, si dovrebbero perlomeno aprire delle linee di credito a tassi agevolati per quegli investimenti imposti da normative che sono quasi sempre europee. Penso, ad esempio, al riciclo, al riuso, alla riduzione del consumo energetico e delle emissioni. Tutte cose molto belle ma che per le imprese comportano costi, nuovi macchinari, ma anche formazione, ricerca e nuovi prodotti da studiare.

Se questa rimane la priorità, quali sono gli altri problemi dei quali le imprese chiedono una soluzione per il futuro?

Intanto, parlerei di futuro immediato. Il trend dell’economia milanese è positivo ma l’orizzonte resta quello dell’estate o della fine dell’anno. Oltre al tema dei tassi di interesse, c’è quello della manodopera: occorrono piani strutturali per la formazione e anche ripensare in maniera regolamentata e legale alle politiche migratorie. Poi c’è la burocrazia: benché si parli spesso di semplificazione, non ci sono vere iniziative in questo senso. Occorre fare un passo verso l’efficienza della pubblica amministrazione.